– Troppo grande per fallire? «È una follia sostenere il concetto del “too big to fail”», dichiarano Roberto Scazzosi e Luca Barni, rispettivamente presidente e direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, che conta 3.600 soci e oltre 25mila correntisti. Non è solo uno scatto d’orgoglio, dopo le dichiarazioni del premier Renzi alla Leopolda, quello dei vertici della Banca di Credito Cooperativo che ha radici in provincia di Varese.
Se il presidente del consiglio ritiene che la creazione di banche più grandi sia la soluzione per un sistema bancario più solido, dalla Bcc è la voce dei fatti a fare da contraltare. «Rinunciando a clienti e guadagni facili, non abbiamo mai concesso alla famiglie mutui al 100% del valore per acquistare la prima casa, perché le rate devono essere sostenibili: e così da noi sono quasi nulli i casi di famiglie che non sono più in grado di far fronte alle rate del finanziamento»,
spiega Scazzosi. «Rinunciando, inoltre, a clienti che cercavano alti guadagni, non abbiamo mai collocato e proposto strumenti finanziari strani, come i cosiddetti subordinati, ma insegnato la logica di un corretto portafoglio a tutela del risparmiatore e del capitale delle imprese». La storia stessa dimostra che la crisi economica recente è iniziata proprio dal fallimento di una grande banca: «I grossi gruppi tendono a perdere il rapporto con l’economia reale e a inseguire logiche che non tengono conto della specificità dei territori e delle necessità di aziende, artigiani e famiglie».
«Durante la crisi di questi anni sono state le banche piccole, come la nostra, a giocare un ruolo anticiclico, non facendo mancare il credito all’economia reale. Da sempre sono le banche come la nostra che fanno realmente cultura finanziaria alle famiglie e alle imprese», dice Scazzosi. Ed anche sul versante della sicurezza, precisa il direttore Barni, «è il sistema delle Bcc ad offrire garanzie aggiuntive ai clienti». Un esempio? «Qualunque nostro cliente che possiede obbligazioni ordinarie, emesse dalla Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, può contare sulla garanzia del fondo di garanzia degli obbligazionisti che, in caso di criticità, mette al sicuro dal danno patrimoniale garantendo fino a 100mila euro aggiuntivi al pari importo riconosciuto per legge a tutti i depositanti». Anche gli indicatori bancari «danno conto della solidità delle banche piccole: in media il Cet1 dell’industria bancaria italiana è al 12,1%, quello della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate è al 16,6%», evidenzia Barni. Secca e decisa la chiosa del presidente: «È ora di smetterla di fare confusione tra crisi bancarie, decreto salvabanche e dimensione degli istituti di credito. Le quattro banche di cui si parla per il decreto 183 non sono Bcc».