Alea iacta est: Alberto Barcaro ha deciso di accettare le deleghe provinciali offertegli alcuni giorni fa dal neo presidente dalla Provincia di Varese Marco Magrini. Dopo attenta riflessione è stato proprio l’ex consigliere delegato alla Protezione Civile a sciogliere le riserve e a comunicare a mezzo stampa l’intenzione di “salire sul carro dei vincitori”, rafforzando l’esecutivo di centrosinistra e abbandonando, di fatto, il suo partito di origine, la Lega.
Inevitabile, infatti, il provvedimento di espulsione che il segretario provinciale Andrea Cassani avrebbe già firmato e sarebbe pronto a depositare un attimo dopo l’accettazione formale delle deleghe provinciali da parte di Barcaro, che sancirebbe l’inciucio con il Partito Democratico e i civici di Magrini.
Sulla scelta del consigliere sommese pesa come un macigno la mancata candidatura alle elezioni regionali, maturata, a detta dello stesso Barcaro, poco prima del deposito delle liste e senza alcuna condivisione con il partito e con il territorio: “la mia sezione locale aveva inserito il mio nominativo nella lista dei candidati, il direttivo provinciale aveva avallato tale lista che poi è stata modificata senza darmi la motivazione della mia esclusione, il vicepresidente della Provincia non avrebbe probabilmente portato un valore aggiunto alla lista”.
Uno schiaffo che Barcaro non è riuscito a digerire e che l’ha portato, giocoforza, a prendere strade diverse da quelle della Lega: “Ho deciso di accettare eventuali deleghe provinciali – comunica il consigliere provinciale -, spinto soprattutto dal confronto avuto anche con amministratori del territorio, gli stessi che mi avevano dato fiducia nella scorsa tornata elettorale provinciale, regalandomi un risultato inaspettato frutto sicuramente della stima acquisita sul campo in questi anni. Ricordo che più di 100 amministratori locali mi votarono, facendomi ottenere 4758 voti ponderati e non solo da amministratori Lega perché le indicazioni di partito erano differenti. Lo devo soprattutto a loro da uomo delle istituzioni”.