VARESE Se sei in carrozzina e abiti a Varese, per spostarti autonomamente hai poche scelte: puoi solo usare l’auto. E anche così, devi comunque affrontare l’incognita legata al parcheggio che, per chi è in sedia a rotelle, è un terno al lotto anche più che per gli altri.
Lo racconta Lidia Buzzi, mamma in carrozzina della campionessa paralimpica di nuoto Arianna Talamona.
«Mia figlia ha preso la patente, e ha potuto farlo grazie ad Avid,
associazione varesina che aiuta anche finanziariamente i ragazzi come lei ad affrontare le spese per la patente e per l’adattamento dei comandi dell’auto».
Perché Arianna, per guidare, ha bisogno di comandi al volante: freno, acceleratore e cambio automatico, tutto a portata di dita, come per sua madre. Una spesa che può superare i 2.500 euro, ma che resta l’unico modo per spostarsi in autonomia, senza per forza dover dipendere da un accompagnatore o dall’educazione degli estranei. «Su sessanta bus di linea – racconta Bruno Biasci dell’associazione Donatori di Tempo e del comitato Città senza Barriere – solo trenta hanno la pedana per far salire una carrozzina. Pedane manuali, perché quelle automatiche non venivano manutenute correttamente. Ma non basta: perché anche quando ci sono, non è chiaro chi dovrebbe azionarle, e spesso restano comunque chiuse».
Quello dei mezzi pubblici è un grande problema: «Anche prendere il treno diventa un’avventura impossibile – racconta Lidia – perché a Varese non ci sono i montascale che permettono di percorrere il sottopassaggio che porta ai binari. La Regione mi dà il biglietto gratis, poi devo telefonare un paio di giorni prima di prendere il treno e chiedere che parta da un binario per me raggiungibile».
L’auto diventa quindi il passaporto per la libertà, e sarà con quella che Arianna andrà a studiare a Milano, all’università. Ma usare l’auto non significa aver finito di lottare, come spiega ancora Lidia: «Quando non si trova lo stallo dedicato, parcheggiamo sulle stricie blu, come tutti. E dobbiamo pagare, pena multe salatissime: ma come farlo, se le colonnine dei parchimetri sono spesso troppo alte, o lontane? Diventa un’incubo».
«Una lotta con i mulini a vento – conferma Biasci – anche perché le nostre lamentele il più delle volte rimangono inascoltate. Lo dimostra il fatto che, nonostante una campagna di sensibilizzazione portata avanti due anni fa insieme al Comune e alle associazioni di categoria, in città i negozi restano inaccessibili per il 70%».
Ma anche quando si riescono ad affrontare da vincitori tutte le sfide, ne resta una molto importante: i bagni, anche nei luoghi pubblici, non sono quasi mai a norma. Lo conferma anche Simone Gambirasio, giornalista varesino coinvolto in prima persona.
La beffa finale arriva dal Comune, che ha messo a disposizione uno sportello dedicato all’abbattimento delle barriere architettoniche: «Peccato che lo sportello sia fisicamente collocato dopo otto gradini».
s.bartolini
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