VARESE Per trovare un minuto di silenzio simile a quello vissuto ieri, così carico di emozione e così capace di far venire la pelle d’oca, bisogna andare indietro fino al 2003. 15 novembre, tre giorni dopo la strage di Nassiriya, quando prima di Metis Varese-Sicilia Messina una tromba aveva commosso tutti suonando il “silenzio” dal centro del parquet.
Ieri, quel silenzio, è stato suonato da Lucio Dalla per Lucio Dalla: le note di “Caruso”, una delle canzoni più belle e struggenti che siano mai state scritte, hanno riempito le volte del PalaWhirlpool. E hanno fatto piangere tutti. Varese e Bologna, divise da decenni di rivalità e di sfottò, in quel minuto di musica sono state capaci di unirsi e farsi una cosa sola: tutti in piedi, davanti alla morte di un grande. Un grande musicista, un grande poeta, un grande tifoso di pallacanestro: tifoso di Bologna, ovvio, ma amante del basket.
Tanto che, ce lo hanno confermato in molti, negli anni ’70 era un estimatore della grande Ignis e della sua epopea. «Qui dove il mare luccica e tira forte il vento, su una vecchia terrazza davanti al golfo di Surriento». E nel palazzetto non volava una mosca. E tutti quanti si sono alzati in piedi e hanno chinato la testa. E tutti quanti hanno rivissuto momenti della loro vita scanditi da quella canzone. Niente retorica, niente sentimentalismi, nessuna frase scontata: ma secondo noi a Lucio Dalla quel minuto di musica è piaciuto un sacco, ovunque si trovasse.
Ah: poi c’è stata anche una partita. Giocata in un palazzo finalmente strapieno e caldissimo, iniziata con il benvenuto che la curva ha voluto riservare alla piccola Giorgia, nuova tifosa biancorossa. E chi pensava che l’emozione e gli aiutini del cielo avrebbero spinto Bologna verso un’impresa non aveva fatto i conti con la voglia di Varese: che ha tirato fuori, nel momento più importante, la serata più bella. Partita perfetta? No, ma quasi. Di sicuro partita in cui tutti hanno fatto qualcosa di molto importante per arrivare a una vittoria che pesa come un macigno.
Da Garri e Ganeto (e non è un caso se partiamo proprio da loro due) fino ad arrivare ai soliti Stipcevic e Diawara. Da Fajardo e Talts fino a Kangur e Weeden. Sì: una squadra. Capace di andare oltre le settimane più difficili della stagione (quelle che hanno seguito la sconfitta casalinga con Roma) e di presentarsi con la faccia giusta alla volata che la porterà ai playoff.
Sì, perché le sensazioni adesso parlano di un gruppo che ha avuto la forza di compattarsi sfruttando a suo vantaggio le voci di mercato, i quattro sulle pagelle (della “Provincia”), le critiche feroci (della “Provincia”). Recalcati, splendidamente mourinhano nella difesa a oltranza verso i suoi ragazzi, ha avuto ragione. E allora? Allora non ci si fermi, ora che le critiche per un po’ si zittiranno e attorno alla squadra splenderanno tanti sorrisi. Tra due giorni arriva Siena, e l’occasione di lanciarsi veramente battendo i campioni d’Italia è troppo ghiotta per farsela scappare. Proviamoci. Con queste facce qui, con questa gente qui, senza fare nulla di speciale. Perché «l’impresa eccezionale è essere normale», cantava il grande Lucio.
Francesco Caielli
s.affolti
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