Eroico. Sì, eroico, perché non sempre la gloria è del vincitore. Eroico è colui che ci prova comunque anche quando le gambe urlano il contrario. E poco importa se la vittoria è stata solo sfiorata, il gioco è valso la candela.
L’emozione di rivedere Ivan Basso davanti ci ha riattaccato al televisore, con la mente che ripassava in loop le sue progressioni. Folli noi a non crederci più. Ci ha provato, ha arringato i compagni di fuga sulle prime rampe della Valsugana. Un salto sulla sella, insolito, ed il sogno di un ultimo colpo di coda.
Ha attaccato anche in discesa, voleva vincere, atto d’onore di un campione che vuole lasciare la sua impronta su questo Giro. Proprio in un giorno che si era svegliato storto per i portacolori della nostra provincia, con la notizia del ritiro di Ivan Santaromita, bloccato dalla febbre ed esausto dopo un Giro che gli ha voltato le spalle senza pietà.
Il gruppo alla partenza a Belluno è stanco, il distacco in classifica è ormai elevato per preoccupare qualcuno, è il giorno giusto per il colpo gobbo. Ivan lo sa e si butta all’inseguimento degli attaccanti, li raggiunge. È consapevole che la gamba non è quella dei tempi migliori, così prova ad allungare in discesa. Non è il suo terreno, non lo è mai stato, ma è meglio anticipare i tempi. Il piano 1 fallisce, sulle prime rampe se ne va De Gendt che prova a ripetere l’impresa dello Stelvio 2012. Ma Ivan con il cuore attacca, non vuole lasciarlo andare, piazza una progressione delle sue, lascia i compagni di fuga sul posto.
Sembra il preludio a qualcosa di stupendo, rimonta e vittoria, come nel più bello dei racconti. Ma la spia della benzina si accende, le gambe suonano l’allarme, e da dietro rientrano. I colombiani Arredondo e Duarte sembrano averne cinque di gambe, e Ivan li vede sfilare avanti a lui come cavallette. Si aggrappa con le unghie alla strada, prova disperatamente a tenere le ruote dei sudamericani. Non ne ha più, chiude settimo a quasi due minuti. Ma basta questo Ivan, veramente. Coraggio, professionalità, cuore, entusiasmo, queste sono cose che non ti toglierà nessuno. L’attesa del piacere, è stata essa stessa il piacere, e vederti ad un soffio dal successo, nuovamente, ci ha riempito cuore e occhi.
La nostra gara l’hai vinta tu Ivan, comunque sia andata, è stato un successo.
L’altra gara, quella corsa dal resto del gruppo, l’ha vinta Arredondo, davanti al connazionale Duarte. Tra gli uomini di classifica, ci ha provato ancora Pierre Rolland, senza esito. Il colpo di pedale giusto lo ha trovato Fabio Aru nel finale, forse troppo tardi, quanto basta per avvicinare il podio. È crollato Evans, salutando ogni velleità di gloria. Ma per una volta, per una misera tappa, la cronaca conta poco. Siamo contenti così.
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