VARESE (a.morl) L’abito fa o no fa il consigliere comunale? Continua, anche con un sondaggio sul sito www.laprovinciadivarese.it, il dibattito sul “dress code” più adatto per le sedute consiglio comunale.
Tutto è nato dal presidente dell’assemblea consiliare varesina, Roberto Puricelli, che ha trasmesso ai capigruppo l’indicazione di «vestire un abbigliamento consono». Le reazioni non si sono fatte attendere. «Polemiche secondarie – taglia corto Alessio Nicoletti, capogruppo a Palazzo Estense di Movimento Libero – Ritengo che parlare di abbigliamento sia un pessimo inizio per l’attività
del consiglio». «Io sono abbastanza d’accordo con Puricelli – commenta invece dal canto suo il democratico Andrea Civati – Mi viene in mente il consigliere Caccianiga della Lega che veniva in tuta da ginnastica. Non l’avevo mai visto con particolare favore. Rimanevo sorpreso anche dalle t-shirt sgargianti. Rocco Cordì ha sollevato il problema dei microfoni che dovrebbero consentire ai consiglieri di parlare in piedi anziché seduti. Alzarsi in piedi e vestire in modo decoroso sono piccoli gesti che a livello sostanziale non cambiano molto le cose, ma costituiscono un segnale di rispetto per le istituzioni. Un consigliere in pantaloncini o in tuta non credo sia un bell’esempio per affrontare il ruolo».
«Giacca e cravatta non sono necessarie, ma una canottiera non è consona all’occasione – commenta Stefano Crespi (Pdl) – Nel mese di luglio una t-shirt può andare bene. Il pantalone corto lo eviterei. Sbagliato, però, imporre un abbigliamento specifico anche perché in queste prime sedute ho visto tutti vestiti in modo decoroso». «Io intanto sono esterrefatto dalle reazioni di chi ha criticato Puricelli facendo leva sul concetto di libertà – dice Rocco Cordì, consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà – L’abito non fa il monaco, ma non confondiamo il capo di abbigliamento con il rispetto per la sede istituzionale. Le competenze si misurano nella prova di governo, qui il richiamo è per dire che ci vogliono comportamenti consoni con la sede in cui si opera».
Insomma, il dibattito è ancora aperto e rischia di diventare il vero e proprio «tormentone» dell’estate nel Salone Estense. Diteci la vostra sul sito www.laprovinciadivarese.it
s.bartolini
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