– «Noi saremo l’antenna del territorio e faremo tutto ciò che la legge ci consente per far cessare il continuo degrado della nostra sanità». È inequivocabile la dichiarazione d’intenti di , presidente del neo costituito comitato “Noi per l’ospedale”. Un comitato nato tra le corsie e le strutture di cura. Nato soprattutto dal confronto tra chi in quelle strutture ha un familiare ricoverato o una persona cara (se non egli stesso) che necessita di cure sistematiche sul lungo periodo. È il caso di Arca, e di moltissime delle decine di persone che ieri mattina hanno riempito il Salone Estense per la presentazione di questa nuova realtà.
L’idea è partita proprio da questo padre, che si è trovato a fronteggiare il repentino cambiamento del sistema di accoglienza del proprio figlio, eterno bambino, affetto da una rara patologia genetica con problemi diabetici e cardiologici. Dall’oggi al domani era mutato il percorso assistenziale: dopo 30 anni “vietate” le cure in pediatria. Il direttore generale, dopo che le proteste di Giorgio avevano toccato ogni angolo del Paese, aveva cambiato idea.
Arca però a quel punto si è guardato intorno e di genitori o figli nelle sue condizioni, insoddisfatti dal sistema sanitario regionale, ne aveva incontrati tantissimi. Una comune preoccupazione per il “deterioramento” della sanità varesina dovuto a tagli economici ma anche a «scelte strategiche discutibili che penalizzano i professionisti e soprattutto i pazienti. Molti medici se ne sono andati e altri aspettano l’occasione perché con quest’indirizzo aziendale non c’è futuro».
«Ci sono stati tolti servizi essenziali – ha lamentato , dell’associazione D.Va pazienti diabetici, ieri accanto a Arca – Siamo costretti a lunghe attese senza privacy. Siamo circa 800 persone che non possono più contare su infermiere specializzate che ci supportava, consigliava e risolveva le piccole necessità quotidiane».
Lamentele anche dall’associazione Aned: «A Varese fanno riferimento 700 trapiantati, oltre ai dializzati e ai nuovi nefropatici e ci sono solo 11 medici contro i 14 di Como o Lecco che non seguono i trapiantati.Le condizioni di accoglienza sono al limite, senza privacy, su poltrone fatiscenti. Lamentiamo anche una carenza di assistenza», ha detto . Presenti molti sostenitori delle tre di fondazioni “Circolo della bontà”, “Il Ponte del Sorriso” e “Giacomo Ascoli”. Tutti ricevuti dal sindaco , al quale si è aggiunto il segretario regionale del PD : «A volte, dimentichiamo che gli ospedali sono pezzi della comunità che li crea attraverso lasciti e donazioni. È un bene che i cittadini si organizzano per migliorare e fare da stimolo al miglioramento di cura e assistenza: la politica attiva è fatta da coloro che ci fanno carico dei problemi della collettività».