La battaglia sul parcheggio alla Prima Cappella vive continue gemmazioni. Un po’ come gli spin-off di alcune serie televisive, talmente famose da ramificarsi in altre serie derivative.
Fino a qualche giorno fa il soggetto era sempre quello: il progetto in sé. Ora il baricentro si è spostato sull’eventuale referendum. Comitato e opposizioni lo chiedono a gran voce.
L’amministrazione mostra pollice verso. E così, eccoci passare dalla battaglia di principio a quella delle carte, dall’epica sfida dei valori, al grigio elenco delle regole, dei codici, dei commi, dei cavilli. Ma è proprio il caso di indire un referendum? Bella domanda. I sostenitori indicano l’esempio svizzero. Oltreconfine non si muove foglia che il popolo non voglia. Vero. Ma siamo sicuri che un modello incardinato nella cultura di un Paese, una volta esportato, dia gli stessi effetti? Tanto per incominciare, i referendum si fanno prima di decidere, non dopo.
Il parcheggio al Sacro Monte non è un’idea buttata lì. È un progetto. Con tanto di delibere, costi, autorizzazioni. Sottoporlo a referendum significa affermare che l’amministrazione comunale ha perso tempo.
E significa ammettere che l’immobilismo, in quanto inoffensivo, è da preferire al decisionismo. Ma scusate: sono anni che accusiamo la politica di non decidere. E poi, una volta che decide, chiediamo un referendum? Non dimentichiamolo: le consultazioni vanno maneggiate con cura. Anche perché, coi tempi che corrono, non si sa mai. Siamo un popolo suggestionabile.
Provate a immaginare cosa accadrebbe se qualcuno, oggi, proponesse un referendum su Expo. Scommetto che, con quarti di luna e la disillusione che ci affliggono, una bella fetta di cittadini ne chiederebbe l’annullamento.
Che faremmo a quel punto? Manderemmo al diavolo il mondo intero perché “ce lo chiede il Paese”? Sai le risate. Allo stesso tempo, però, pure l’insistenza dell’amministrazione appare ostinata. Posto che un parcheggio al Sacro Monte serve senz’altro, Palazzo Estense ha davanti a sé almeno due strade alternative, che gli consentirebbero di salvare capre e cavoli. La prima: pare che il Parco Campo dei Fiori si sia messo di traverso all’ipotesi su cui tutti convergono: quella di un parcheggio più a valle. E allora? La parola del Parco è forse il Vangelo? Perché non insistere? La seconda: condire la propria posizione politica di tanti e tali indizi da renderla inoppugnabile. Perciò chiedo: esistono degli studi precisi sui flussi di traffico in entrata e in uscita?
Quanta gente va al Sacro Monte? Quanto spesso? In quali giorni? In quali orari? L’area scelta per l’intervento è davvero l’unica?
Siete già in grado di dire dove potrebbero nascere altre aree, per aumentare la dote di posti disponibili? Essendo voi amministratori preparati, sono certo che molte di queste domande risulteranno retoriche. Ma il messaggio è semplice. Se credete davvero che il progetto della Prima Cappella sia l’unico possibile, e che i benefici dell’opera siano di gran lunga superiori agli effetti collaterali, bene, andate fino in fondo.
Ma fatelo tenendo in pugno prove schiaccianti. Rispondete alle carte con le carte, ai numeri coi numeri, ai pregiudizi coi giudizi. Altrimenti, se il parcheggio si facesse, loro avrebbero perso la battaglia. Voi, un’occasione.
© riproduzione riservata