Roma, 3 dic. (TMNews) – Sta per pubblicare il suo primo libro scritto da quando è uscito di prigione e nel frattempo si gode la ritrovata libertà a Cananeia, in Brasile. Ma Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo) condannato all’ergastolo in Italia, in una intervista concessa al quotidiano francese Le Monde si augura di poter tornare un giorno a Parigi: “E’ lì che che sono veramente cresciuto intellettualmente, è lì che mi sono formato”. Ma intanto si appresta a trasferirsi a Rio de Janeiro.
Nell’intervista Battisti ripercorre la sua vicenda giudiziaria, ribadisce la sua innocenza, e ricorda di essere stato condannato sulla base delle “accuse di un solo e unico pentito, Pietro Mutti, il capo del nostro gruppo, arrestato nel 1982”. E lancia poi una dura accusa alla stampa brasiliana, e in particolare al Folha de Sao Paulo, che lo scorso settembre ha pubblicato in prima pagina una sua intervista insieme a una foto di lui sorridente con un boccale di birra in mano sotto il titolo “La dolce vita clandestina”. “Immaginatevi che effetto può produrre” una simile fotografia, osserva l’ex terrorista. “Un disastro”.
Il quotidiano di San Paolo “aveva detto che voleva ristabilire l’imparzialità nei miei confronti e io ci ho creduto”, dice Battisti. “Hanno organizzato una trappola per danneggiarmi”, e dietro a suo avviso ci sono “ambienti vicini all’ambasciata italiana, gruppi di estrema destra, vecchi conservatori che mi sono ostili”.
Plg
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