Francoforte, 3 feb. (TMNews) – Il persistere per il secondo mese consecutivo di una dinamica dei prezzi della zona euro superiore al 2% preoccupa la Banca Centrale Europea ma non dovrebbe indurre l’istituto di Francoforte a modificare la propria politica monetaria toccando i tassi d’interesse, attualmente al minimo storico dell’1%.
E’ questo l’orientamento prevalente tra gli analisti a poche ore dalla riunione del Consiglio direttivo della Bce e della successiva conferenza stampa con la quale il presidente dell’istituto, Jean-Claude Trichet, illustrerà le decisioni assunte. Un appuntamento atteso con interesse dal mercato, dal momento che, dopo il +2,2% di dicembre, a gennaio il rialzo dei prezzi in Eurolandia ha toccato il 2,4% – al livello più alto dall’ottobre 2008 – a causa dell’accelerazione dei prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari.
Già alla conclusione della prima riunione dell’anno il mese scorso, Trichet aveva lasciato capire che non avrebbe lasciato la situazione sfuggirgli di mano, alludendo implicitamente alla possibilità che un rialzo dei tassi possa arrivare prima del previsto.
Da allora la Bce ha ancora “indurito i toni”, sottolinea Carsten Brzeski della banca Ing, secondo il quale i suoi membri da qualche giorno “cercano di screditare la nozione d’inflazione sottostante”, che non tiene conto proprio dei prezzi energetici e alimentari, spesso volatili. D’altronde, secondo l’opinione prevalente tra gli economisti, per ora è inappropriato preoccuparsi dell’inflazione di fondo la cui dinamica resta per ora contenuta.
Nessun economista si spinge dunque per ora a ipotizzare un rialzo imminente dei tassi, fermo al suo minimo storico dell’1% dal maggio 2009, anche a causa di una ripresa economica che resta fragile in molti Paesi della zona euro e di un tasso di disoccupazione che resta elevato, con il 10% della forza lavoro di Eurolandia che a dicembre risultava disoccupato.
Bol
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