Bruxelles, 17 feb. (TMNews) – Il Belgio, superando il record di durata di qualunque moderna democrazia per i negoziati in vista di un nuovo governo, ha vissuto oggi una giornata di fama mondiale, rara per un piccolo paese che, per quanto ospiti le istituzioni dell’Ue, finora si era imposto all’attenzione internazionale soprattutto per tragedie come il massacro dei tifosi juventini allo stadio Heysel, nel 1985, o la terribile sorte delle ragazzine rapite dal pedofilo Marc Dutroux e dai suoi complici, nel 1996.
In Iraq, 248 giorni sono bastati per mettere d’accordo, l’anno scorso, curdi, sciti e sunniti sulla formazione di un governo; in Belgio, siamo già a 249 giorni dalla elezioni del 13 giugno scorso, e ancora non si vede alcuna luce in fondo al tunnel. I fiamminghi del Nord (Fiandre) e i francofoni del Sud (Vallonia), con in mezzo la regione bilingue di Bruxelles-Capitale, non solo non riescono a mettersi d’accordo su nulla, ma sembrano allontanarsi sempre di più gli uni dagli altri,
con irrigidimenti che con il passare del tempo rendono ancora più difficile un compromesso sul nuovo assetto federale del Paese, che è considerato come una condizione necessaria e preliminare alla costituzione di una nuova maggioranza e d un nuovo esecutivo. Tanto che, ieri, re Alberto II ha prolungato sino al primo marzo l’ennesima ‘missione esplorativa’, affidata al
ministro delle finanze uscente Didier Reynders (liberale francofono), non per formare un governo, ma per verificare che vi siano le condizioni per farlo.
Il Belgio è un paese dove, al contrario che nella vicina Francia, è molto diffusa l’autoironia (molto presente nella fiorente produzione nazionale di fumetti d’autore). Ed è con grande ironia che una trentina di associazioni, soprattutto studentesche, hanno organizzato oggi un ventaglio di eventi indicati come “rivoluzione delle patatine fritte” (uno dei simboli gastronomici del Belgio, insieme al cioccolato migliore del mondo e alle eccellenti birre). Una evidente parafrasi della serissima “rivoluzione dei gelsomini” in Tunisia. Con la differenza che i tunisini chiedevano la caduta del proprio presidente-dittatore, mentre i belgi esigono di avere finalmente un governo nel pieno dei poteri.
Forse l’unica soluzione per uscire dall’impasse sarebbe quella di tenere separati i due piani, il negoziato ‘costituzionale’ per il nuovo assetto federale, con la maggiore autonomia che le Fiandre rivendicano come obiettivo irrinunciabile, dalle trattative per il nuovo governo. Ma i fiamminghi non sembrano disponibili neanche a parlarne.
(Segue)
Loc
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