Tutti preti, tutti dottori, tutti professori, tutti politologi. E mentre l’opinionista della CNN Van Jones in lacrime definisce un “deeply painful moment”, un momento profondamente doloroso per l’America, il risveglio dopo l’elezione di Trump, forse è il caso di stemperare i toni. Almeno da parte nostra. Noi, che negli Stati Uniti non ci viviamo. Noi che, come tutti, per sapere se Trump è o no un buon presidente dovremo aspettare.
C’è però qualcosa che va oltre. Qualcosa che, non ce ne voglia Hillary, noi femmine ad ogni latitudine del globo non possiamo esimerci dal fare: passare ai Raggi X la nuova first lady. E, non ce ne voglia Hillary un’altra volta, ma Mel T da questo punto di vista fa impennare l’interesse alle stelle.
Suvvia, che cosa sarebbe stato di noi acidule pettegole se alla Casa Bianca fossero tornati i coniugi Clinton? Simpatici, guasconi, capaci. Ma dal punto di vista dello charme non poi così adatti a stuzzicare i nostri più cinici appetiti.
E invece, signore mie, Melania. Anzi, Melanija Knauss, questo il vero nome della nuova first lady venuta dalla Slovenia. Quarantasei anni da metterci la firma tutte quante e un passato da fotomodella. Additata, sbeffeggiata, mai del tutto considerata se non come “la bella statuina” al fianco del magnate. O, nel peggiore dei casi , come “l’immigrata sposata dal razzista”. Lei, Mel, che invece è tanto bella quanto intelligente. Anzi, forse ha persino più cervello che stacco di gambe. Parla perfettamente cinque lingue (inglese, sloveno, serbo, francese e tedesco) e fino ad ora ha dimostrato un’encomiabile dote: quella di saper stare al proprio posto.
Da Michelle a Melania, il fattore M si dà il cambio alla Casa Bianca. Ma di certo oltre al fattore iniziale del nome le due donne condividono anche un altro gene: l’X Factor della first lady. Michelle Obama in questi otto anni ha fatto innamorare tutte. Vuoi perché da tempo alla Casa Bianca non si insediava una coppia giovane e aitante. Ma Michelle era soprattutto la donna che poteva rappresentare chiunque di noi. Michelle, “condannata” con la sua prorompente fisicità ad essere sempre immortalata accanto ad un uomo snello e fotogenico anche mentre si lava i denti appena sveglio. Michelle e le sue fantasie sgargianti, Michelle con gli stivaloni di gomma a zappare l’orto presidenziale, Michelle in un improbabile tartan color senape che balla Thriller ad Halloween, Michelle che torna dalle vacanze a Martha’s Vineyard e sfoggia vestitone ampio e sneakers, come qualunque turista su un traghetto.
E adesso arriva lei, Melania. Diametralmente opposta. Lei, ahinoi, non ci assomiglia. Però incarna il sogno. Forse quello stesso sogno che gli americani hanno rincorso esprimendo il loro voto di rottura. Melania, che da tempo si prepara a fare la first lady, anche e soprattutto nel look: addio abiti bustier, minigonne, colori sgargianti e persino le pellicce che tanto amava sfoggiare nei primi anni da “signora Trump”. Da quando il marito è sceso in campo politicamente, Mel T è stata un trionfo di sobrietà ed eleganza. Abiti sartoriali accollatissimi e colori tenui. Soprabiti in nuance. Firme stratosferiche e omaggi neanche troppo velati alle grandi del passato, basti pensare al tubino color panna con cappotto cammello e maxi occhiali da sole con i quali si è presentata martedì al seggio di New York accanto al marito futuro presidente: una moderna Jacqueline Kennedy.
Intelligente, scaltra, posata. Sorridente, plaudente e mai fuori posto. Bombardata dalle critiche l’unica volta che ha preso solennemente la parola (il suo discorso è stato additato come una scopiazzata totale ad un altro proprio di Michelle Obama) non ha fatto un plissè, è tornata al suo posto pronta a riemergere più smagliante che mai sotto la luce dei riflettori.
E certo, ora aspettiamo tutti di vedere come affronterà il suo ruolo di prima donna di America (e del mondo libero). Quali battaglie deciderà di sposare e combattere. Ma è inutile negare che una nuova icona è nata. Vi piaccia o no, ci piaccia o no. E in questo ambito, possiamo giurarci, ne vedremo delle belle.