Odi et amo, come ogni inizio di stagione che si rispetti. “Odi”, perchè, insomma, mettersi a sudare con la palla più o meno lontana, macinando corsa ed esercizi, non è che sia propriamente il desiderio cullato sotto l’ombrellone per tutta l’estate. “Amo”, invece, perchè l’estate di cui sopra, sprovvista di pathos, di agonismo, di complicità e di gruppo fa sorgere una mancanza che solo il serrate le righe riesce a colmare, con quel profumo di inizio sempre intriso di speranze, nuove o rinnovate.
Tra amore e odio, quindi, ben tornate biancorosse. La Pallacanestro Varese Femminile 95 si è ritrovata lunedì per preparare il nuovo cammino che la vedrà impegnata sul terreno della serie B. Tanti volti noti, per un’ossatura di squadra ricca di gioventù a testimoniare il cuore sempre pulsante del settore giovanile. Non trascurabili, però, le novità (Giulia Rossi, Chiara Bonfanti, Michela Frantini), arrivate per sostituire tre bandiere (Manzo, Buffoni e Sciutti) al passo d’addio: al cambio non si perderà
in termini di esperienza, requisito indispensabile per dare l’assalto ai primi quattro posti che vorrebbero dire playoff nazionali per il terzo anno consecutivo.
Con ben stampato in testa l’obiettivo del 25 settembre (esordio in campionato contro la nobile Vittuone), le prime fatiche delle “Wav” (We are Varese) stanno ben impressionando il comandate in capo Lilli Ferri: «Abbiamo iniziato a “sgambettare” – scherza la coach – facendo un buon lavoro con molto entusiasmo. Ho cercato di far “assaggiare” il pallone fin da subito, impostando una serie di esercizi atletici che richiamino i movimenti del basket: non si tratta, insomma, della noiosa preparazione che si faceva un tempo».
E se di noia dovessero comunque soffrire le sue pretoriane, ci penserà il programma di questo weekend a cacciarla. Tutto il “branco” trascorrerà infatti due giorni presso l’Alpe Devero, a 1600 metri di altitudine, armato solo di sacco a pelo, borraccia e spirito di adattamento: «Saranno un sabato e una domenica all’insegna dell’allenamento alla resilienza – spiega Ferri – Cercherò di portare le mie giocatrici fuori dalle loro zone di comfort, mettendole alla prova in situazioni diverse che le “costringeranno” ad aiutarsi l’un l’altra».
Qualcuno ha detto gruppo? «Formarlo non vuol dire mettere 12 giocatori dentro uno spogliatoio e shakerare il tutto: per saldare una squadra che ha avuto cambiamenti importanti come la nostra, servono anche esperienze come queste». L’anno scorso fu un campeggio a Gornate Olona che coinvolse tutti, dalle più piccole del vivaio alla serie B; quest’anno saranno un alpeggio e prove “speciali” a sorpresa. Cambiano le modalità, ma non gli intenti. E verrebbe da riprendere la frase clou del famoso film”Ogni maledetta domenica”: «…O noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati, individualmente…». Buon viaggio, dunque, Varese rosa.