Il mondo delle imprese varesine accoglie con favore il Piano nazionale Industria 4.0, presentato in questi giorni dal Governo. Sul piatto del piano ci sono 13 miliardi di euro che verranno stanziati tra il 2017 e il 2020. Con obiettivi precisi che rimettono il mondo delle imprese, e quello della manifattura intelligente, al centro, dando priorità proprio alle tecnologie legate alla fabbrica intelligente. Un tema caro alle imprese e alle associazioni imprenditoriali varesine, che in questi mesi hanno lavorato moltissimo proprio sulla fabbrica intelligente, la cosiddetta fabbrica 4.0.
E infatti, per Riccardo Comerio, presidente dell’Unione Industriali di Varese «il giudizio sul Piano nazionale “Industria 4.0” presentato dal Governo non può che essere positivo. Innanzitutto perché il futuro della manifattura viene, dopo molto tempo, riposto al centro di un coerente piano di sviluppo industriale. Inoltre, nei contenuti, sono state riprese molte delle richieste che, come Sistema Confindustria, erano state avanzate all’Esecutivo, su spinta soprattutto di associazioni territoriali come la nostra Unione Industriali fortemente impegnata sui temi della fabbrica intelligente,
per dotare l’Italia di una strategia per la trasformazione digitale delle imprese». E sono diversi i punti che piacciono agli industriali: «Bene, dunque, la proroga del superammortamento che può dare una spinta alla domanda interna di molti prodotti per l’industria, la cui produzione è molto presente nella nostra provincia, così come l’iperammortamento previsto per le tecnologie più legate proprio all’Industria 4.0. Questo genere di misure hanno già dimostrato nel recente passato di funzionare. In Italia, così come in Europa». Ora, però, aggiunge Comerio, si apre una sfida nella sfida: «Non solo dare concreta applicazione al piano, ma far capire al nostro sistema produttivo che quello dell’industria 4.0 è una sfida che riguarda le imprese di tutti i settori, nessuno escluso». E tra i vari temi ai quali sarà poi necessario dedicare attenzione «c’è quello relativo alla costituzione dei Competence Center e degli Innovation Hub, che potrebbero affidare un ruolo chiave proprio alle associazioni datoriali disseminate sul territorio». Secondo Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese, la parola Industria 4.0 per il sistema produttivo della provincia di Varese, per le piccole e medie imprese del manifatturiero «assume un significato fondamentale: perché sono loro ad aver sostenuto il tessuto economico del territorio dopo l’abbandono di alcune grandi industrie. E sono sempre loro a rappresentare quell’indotto che non ha via d’uscita di fronte alla resa dei colossi». «Come Confartigianato Varese guardiamo con attenzione, da tempo, alle prospettive positive che questo Piano del Governo deve portare alle nostre aziende, a partire dal superammortamento per i beni strumentali in generale all’iperammortamento per i beni con tecnologie 4.0. Perché è questo il punto: Industria 4.0 deve essere Impresa 4.0 con strumenti a misura di piccola e media impresa. Non ci sono più scuse che tengano: le Pmi devono essere messe in condizioni di beneficiare di questo Piano in tutto e per tutto. È giusto – sottolinea Colombo – che le risorse arrivino anche a loro». E già nei prossimi giorni, promette Confartigianato, «approfondiremo i tanti aspetti di Industria 4.0 in tutti quei contenuti che più interessano le nostre imprese, e che più le aiuteranno a risolvere i problemi della crescita futura. È per questo, infine, che le nostre richieste verranno sottoposte agli stakeholder, deputati e senatori, che ci rappresentano a Roma, per rimarcare quanto anche la piccola e media impresa, oggi, abbia bisogno di strumenti flessibili per migliorare la propria competitività».
Lavorando più fronti: «A partire dall’accesso alla ricerca e all’innovazione – spiega Colombo – anche grazie a collaborazioni con le Università, al sostegno degli investimenti privati, all’accompagnamento alla digitalizzazione e allo sviluppo tecnologico, alle partnership funzionali e mirate tra pubblico e privato. In tutto questo un ruolo sostanziale dovrà essere affidato alle competenze dei giovani, al superamento del gap tra mondo della scuola e mondo del lavoro e, di conseguenza, a piani formativi che siano in linea con quanto serve alle aziende».