Straordinaria carriera, crescita costante e modi garbati, sono queste le motivazioni pronunciate dal vicedirettore della Gazzetta dello Sport Carlo Laudisa che hanno permesso all’amministratore delegato della Juventus Giuseppe Marotta di vincere il premio “Manager sportivo dell’anno 2017”. Una penna d’oro come trofeo, a simboleggiare le spiccate doti manageriali del vincitore: «Ringrazio e colgo l’occasione per sottolineare l’abilità dimostrata dai miei collaboratori nel fare squadra e lavorare in sinergia, senza il loro contributo non avrei potuto raggiungere questo traguardo – ha detto l’ad bianconero – ci tengo a ringraziare in particolare il direttore sportivo Fabio Paratici per la sua lungimiranza. Questo premio lo condivido con la mia società e i miei collaboratori».
A seguire, il secondo riconoscimento dal nome “Hall of Fame”, per successo nel mondo imprenditoriale, promotore del “made in Italy” e per il tempo e le risorse dedicate al calcio, è stato consegnato al presidente del Torino Urbano Cairo, che ha espresso il suo pensiero sui problemi che affliggono il calcio del giorno d’oggi, fossilizzato sul presente senza rivolgere, a differenza dei campionati esteri, lo sguardo in proiezione futura. «Imprenditoria e calcio, due strade diventate oramai una sola: al calcio italiano occorrono manager, che gestiscano dal merchandising ai diritti d’immagine di una società, che sappiano vendere il prodotto italiano, che instaurino un contatto diretto con i broadcaster mondiali (nel 2017 siamo quarti come export dei diritti televisivi, dietro alla Premier League, Liga e Bundesliga)».
Sulla stessa linea, Beppe Marotta ha individuato tre parole cardine per far crescere una società sportiva: «Competenza, formazione, investimento. Una famiglia al timone che ti dia stimoli e che investa, la figura di un manager competente che operi a 360 gradi, con responsabilità e libertà decisionale».
Infine, è intervenuto l’avvocato Alberto Ziliani, che ha evidenziato la grande importanza dei diritti d’immagine, un business che sposta sempre più milioni nel calcio d’oggi, con i calciatori diventati di fatto aziende.