Berlusconi/ Procuratore Bari: chiesto ispezione al ministro Palma

Bari, 3 set. (TMNews) – “Ho chiesto al Signor Ministro della Giustizia di disporre un’ispezione immediata sull’indagine in questione e sul mio operato”. Rompe il silenzio, il procuratore di Bari, Antonio Laudati, in una lettera in cui fornisce precisazioni in merito alle affermazioni fatte da Gianpaolo Tarantini nel corso di conversazioni telefoniche con Valter Lavitola. Telefonate in cui gli viene attribuita, tra l’altro, la volontà di ritardare la chiusura della inchiesta sulle escort che l’imprenditore barese portò a palazzo Grazioli dal premier Silvio Berlusconi.

All’appello del procuratore di Bari, contenuto in una lettera inviata agli organi di informazione, immediata è stata la risposta del ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma. Il Guardasigilli – secondo quanto si è appreso – con estrema probabilità disporrà l’ispezione, trattandosi di una richiesta avanzata da Laudati ad auto-tutela. Il ministro deciderà nei prossimi giorni, dopo aver letto e valutato la documentazione sul caso.

Intanto Laudati, nella missiva, si dice pronto a dimettersi, se sarà indagato. Al centro della difesa del numero uno della Procura barese quelle telefonate nelle quali Tarantini parla di piani comuni tra i suoi difensori e alcuni magistrati, tra cui lo stesso Laudati, per fare in modo che non fossero rese pubbliche le telefonate con il presidente del Consiglio. Laudati le definisce “inquietanti”. Il magistrato non teme nulla. “Pur essendo tranquillo per tutto quel che riguarda ogni singolo mio comportamento – ammette – ritengo che un Procuratore se indagato non possa continuare a svolgere il suo ruolo”. Per questo si dichiara “a completa disposizione delle Procure di Napoli e di Lecce”. Se l’esito delle verifiche non fosse positivo, Laudati si impegna “a richiedere immediatamente al Csm di essere destinato ad un altro incarico”.

Il magistrato smentisce il presunto ritardo nelle indagini di cui si vanta Tarantini, al telefono con il direttore dell’Avanti, Valter Lavitola. E poi spiega: “Con gli avvocati di Tarantini non ho mai parlato – scrive – i fatti riferiti al telefono non sono veri”. Non manda giù nemmeno la presunta volontà di archiviare l’inchiesta: una manovra, come millanta Tarantini, da lui fallita. “Quando sono arrivato a Bari, il 9 settembre 2009, Tarantini, era indagato per reati gravi,

ma continuava ad essere una persona a piede libero che aveva presentato anche una richiesta di patteggiamento “omnibus”- racconta il magistrato nero su bianco – sono stato io a disporre il fermo che ne ha comportato la custodia cautelare per quasi un anno”. Rincara la dose: “Ho costituito un pool di magistrati e investigatori ad hoc per accertare le responsabilità penali. In due anni sono stati aperti ben sette fascicoli a suo carico ed è stato richiesto ed ottenuto il fallimento delle sue società”. Questo, per Laudati, dimostra che non c’era alcuna intenzione di archiviare l’indagine, né di ritardarla. Nella lettera fa riferimento anche all’intervista a Patrizia D’Addario (la escort che fece scoppiare lo scandalo nel 2008) comparsa a luglio sul quotidiano Libero. Qualcuno sostiene che fosse stata studiata a tavolino per rallentare l’inchiesta sulle escort. “Una totale falsità – attacca Laudati – sono estraneo all’attività giornalistica del quotidiano e quando l’intervista è stata pubblicata (metà luglio) l’indagine sulle escort era già stata conclusa”.

Xba/Rcc

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