Besozzo, 25 aprile polemicoIl sindaco: "Basta cortei"

BESOZZO Un 25 Aprile con polemica a Besozzo. Dopo le divisioni che hanno preceduto la commerazone e le proteste sull’isituzione dell’archivio della memoria, sabato il discorso del sindaco leghiste, il senatore Fabio Rizzi, è stato contestato. «Questo sarà l’ultimo 25 Aprile – aveva detto Rizzi – con la banda, con il corteo, con il discorso del sindaco e con manifestazioni goliardiche di protesta; dall’anno prossimo per rispetto dei morti verranno deposte soltanto le corone commemorative». Il tutto mentre i contestatori esponevano striscioni: «La

Resistenza non si dimentica».
Le parole del sindaco non sono piaciute agli oppositori. «Se il sindaco e senatore Rizzi non vuole più festeggiare il 25 Aprile vorrà dire che lo celebreremo noi anche a Besozzo, con le altre forze politiche ed associative disponibili» commenta Giovanni Martina, ex consigliere regionale di Rifondazione, il quale poi sottolinea come la posizione di Rizzi sia «negazionista, in quanto con grande evidenza ha negato la Resistenza definendola una guerra civile e perché nega la necessità sancita dalla nostra Costituzione di ricordare». Martina che sabato guidava il gruppo di contestatori invita il sindaco «ad assumersi le responsabilità politiche delle sue gravi dichiarazioni».
Nel ruolo di mediatore si pone Riccardo Genovesi, portavoce del circolo besozzese del Pd e consigliere comunale della lista “Vivere Besozzo”, il quale prende le distanze sia dalle dichiarazioni di Rizzi sia dalla contestazione che ha visto protagonisti i militanti di Rifondazione. «Mi auguro che le parole del sindaco sul 25 Aprile da non commemorare più siano state dettate dalla reazione a caldo dovuta alle contestazioni» afferma Genovesi. L’esponente democratico avanza una proposta in vista delle prossime celebrazioni, quelle del 2010.
«Lavoriamo insieme – dichiara – perché il 25 Aprile dell’anno prossimo sia davvero condiviso magari andando tutti insieme a deporre una corona di fiori sulla tomba dei partigiani besozzesi». «Certo non possiamo accettare nessun revisionismo – conclude Genovesi – nessuna parificazione dei due fronti, ma è giusto superare gli steccati ideologici e le contrapposizioni violente; per questo ci dissociamo dalle modalità della protesta dell’estrema sinistra, perché le celebrazioni del 25 Aprile non possono essere la sede giusta per sfogare malumori politici».

b.melazzini

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