Besozzo, ruspe all’ex Cartiera L’obiettivo è il recupero

BESOZZO Dopo il desolante deserto lasciato a seguito della chiusura avvenuta nel 2008, torna a muoversi qualcosa nell’area della ex cartiera «Munksjo» di Besozzo. Da qualche giorno delle ruspe stanno demolendo alcuni edifici fatiscenti e si riaccende la speranza di poter recuperare l’area e per i circa quindici ex lavoratori della cartiera ancora senza lavoro si apre in prospettiva qualche possibilità occupazionale. Il sindaco di Besozzo, il senatore del Carroccio Fabio Rizzi, invita a non farsi troppo illusioni,

ma l’amministrazione comunale nel Pgt recentemente approvato ha pensato anche a come recuperare la vasta area della ex cartiera.
«Quelle di questi giorni sono solo interventi di pulizia limitati alla demolizione di alcuni edifici fatiscenti, ma non c’è alcuna progettazione specifica dietro» sottolinea il primo cittadino. La Munksjo non ha ancora completato lo smantellamento dell’attività industriale, anche se ormai sembra questione di poco tempo. L’amministrazione comunale ha dedicato alla ex cartiera un capitolo del nuovo Pgt. «Nel piano di governo del territorio – prosegue Rizzi – è previsto un incentivo per chi, eventualmente acquisendone l’area o una parte di essa, invece che costruire in zona cartiera, vada a costruire in un’altra zona di Besozzo, ottenendo così un vantaggioso incremento volumetrico». L’obiettivo della giunta leghista è chiaro. «Abbiamo voluto incentivare la riduzione dell’area edificata in zona cartiera che è particolarmente difficoltosa a causa della viabilità» precisa il sindaco. Insomma meno edilizia residenziale si costruisce lì  e meglio è; nonostante gli incentivi e forse anche a causa della crisi economica nessun privato si è ancora fatto avanti. Così come resta ancora tutto da decifrare il progetto più volte evocato di realizzare al posto della cartiera un centro studi per le energie alternative e una ditta che produca pannelli fotovoltaici. Una doppia ipotesi che sarebbe ben gradita al Comune, anche per le ricadute occupazionale che comporterebbe. «Premesso che il Comune non c’entra niente né con la ditta né con il centro studi per cui dei privati, in collaborazione con alcune università e centri di ricerche, hanno creato una società ad hoc – dichiara ancora il sindaco Rizzi – riteniamo che questa possa essere la soluzione più plausibile; come Comune sorveglieremo che vengano rispettati i criteri fissati nel Pgt e ovviamente cercheremo di trarne beneficio in termini di viabilità, posti di lavoro e si spera di energia». Prospettiva interessante anche per i quindici lavoratori, poco specializzati e ultracinquantenni, ancora disoccupati dopo la chiusura dello storico stabilimento. «La situazione per loro purtroppo non è migliorata – commenta il sindaco – spero davvero che il progetto vada in porto a breve soprattutto per loro». 

b.melazzini

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