Toronto, 15 nov. (Ap) – Con i canadesi improvvisamente aggrappati alle loro miniere di potassio, il gigante australiano Bhp Billiton ha gettato la spugna, ritirando l’offerta di acquisizione ostile sulla Potash Corporation of Saskatchewan. Una gigantesca operazione, da 38,6 miliardi di euro che saltando segna un nuovo colpo a carico dei colossi minerari australiani. Ma c’era poco da fare, lo stesso premier canadese Stephen Harper aveva avvertito che alle mire di Bhp si opponevano perfino coloro che nel suo paese sono generalmente favorevoli agli investimenti dall’estero, e il governo aveva promesso di bloccare questi tentativi. Con un comunicato l’amministratore delegato di Bhp, Marius Kloppers ha preso atto della situazione: “Non siamo stati in grado di ottenere il via libera” richiesto dalla normative locali “conseguentemente abbiamo deciso di ritirare l’offerta”.
Certo resta l’amarezza per una offerta che non avrebbe avuto “equivalenti per consistenza, obiettivi e durata”, ha aggiunto il manager. Bhp ha così deciso di riavviare il programma di riacquisti di azioni proprie precedentemente interrotto. Il tutto cade pochi giorni dopo che Bhp e l’altro coloro minerario australiano, Rio Tinto hanno dovuto rinunciare a una immensa joint venture sull’estrazione di ferro in patria, che aveva innescato allarmi tra i paesi importatori. Quanto al potassio, questa risorsa sconosciuta al grade pubblico è riuscita a scatenare una repentina una ondata di ostilità popolare tra i canadesi, contro le mire del gruppo australiano. L’area di Saskatchewan, nel cuore del Canada, contiene quasi la metà delle riserve globali di potassio (“potash” in inglese significa potassio), e la sua estrazione garantisce un fatturato tale da costituire a livello fiscale circa il 15 per cento delle entrate nella regione.
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