«Un lungo iter giudiziario: le autorità italiane intervengano affinchè tutte le pratiche vengano esaurite nel minor tempo possibile». È l’appello dei nonni paterni di Christian Brignoli, il piccolo di 5 anni rapito lo scorso agosto dalla madre che lo ha poi nascosto in Russia, nella sua città d’origine. La Farnesina si era immediatamente attivata dando supporto costante alla famiglia Brignoli: «Adesso che abbiamo trovato Christian, che dopo mesi di ricerche, di attesa e di angoscia non avendo più avuto alcuna notizia di lui, sappiamo dove si trova vogliamo poterlo riabbracciare al più presto».
Nonna Ornella è volata in Russia due giorni fa nella speranza di poter almeno vedere il bambino per pochi minuti ma anche questo le è stato negato. «Il bambino è stato affidato a noi – dice Ornella – abbiamo completato l’iter con l’autorità giudiziaria italiana. Abbiamo iniziato anche le procedure necessarie al tribunale dell’Aia». Prima dell’immediato rimpatrio del piccolo, però, già sancito dall’autorità italiana, occorre l’avvallo dell’autorità giudiziaria russa. «Mi è stato spiegato chiaramente – racconta nonna Ornella, che abbiamo raggiunto telefonicamente a Chelyabinsk, città dove si trova Crhistian – che sino a quando il tribunale russo non avrà vagliato tutta la documentazione dando il nulla il nullaosta non possiamo riportare Christian a casa con noi».
Ornella rinnova l’appello alla Farnesina: «Hanno fatto molto – spiega – ora dovranno nominare un avvocato russo che possa assisterci durante quest’ultimo, speriamo, passo. Vi prego fate in fretta. Ci rivolgiamo alle autorità italiane affinchè facciano tutto il possibile perchè non venga perso nemmeno un minuto di tempo».
Ornella sa che «ci vorranno almeno altri due mesi prima che la magistratura russa si pronunci. Altri due mesi senza nemmeno poterlo vedere per qualche secondo. Ma noi combattiamo, non ci arrendiamo. Il bambino è affidato a noi». Un’attesa nella quale si insinua anche la paura: madre del piccolo è riuscita a farlo sparire già in un’occasione. Ci sono voluti mesi per ritrovarlo: «Abbiamo chiesto alle autorità di entrambi i Paesi che vigilino in modo che non lo sposti ancora.
Non si allontani ancora con il bambino. Questo è fondamentale: non possiamo portare Christian con noi, non ce lo hanno fatto vedere, ma il bambino non devo essere portato via da dove si trova in questo momento». Ornella parla di un contesto abitativo quanto meno «Non ottimale – spiega – e le autorità di questo devono tenere conto. Noi vogliamo soltanto l’interesse del bambino, fare il meglio per lui. Non vogliamo “comprare” il suo affetto. Vogliamo che abbia tutte le migliori opportunità e siamo certe di potergliele dare. L’unico interesse per noi è il bene di nostro nipote. E lo vogliamo a casa con noi».