Il mercato tutelato delle bollette, sia per la luce sia per il gas, ha un andamento chiaro, stabilito dall’Arera, l’Autorità per l’energia, con l’indicazione delle tariffe. Ma in Italia, ormai, la maggior parte delle bollette sono quelle riferite al mercato libero, che in queste settimane somiglia sempre di più a una giungla. Tra modifiche unilaterali dei contratti, promozioni poco chiare e previsioni incerte, gli italiani sono in balìa di call center aggressivi, agenzie che spingono un fornitore piuttosto che un altro e le difficoltà con cui anche l’Antitrust è costretta a muoversi. Il risultato, troppo spesso, è che gli italiani finiscono con il pagare bollette più alte di quanto sarebbe giusto, anche nelle attuali, difficili, condizioni di mercato.
Le regole
Il Consiglio di Stato, a dicembre, ha sospeso i provvedimenti dell’Antitrust contro gli incrementi, considerati eccessivi dall’Autorità. Poi, il decreto Milleproroghe ha dato il via libera agli adeguamenti, purché alla scadenza delle condizioni economiche previste dal contratto. Per questo, gli italiani stanno ricevendo le comunicazioni con i relativi aumenti.
Cosa sta succedendo
Nel 2022 chi ha un contratto di libero mercato ha risparmiato, e molto, rispetto a chi è ancora nel mercato tutelato. Hanno speso in media quasi la metà, grazie soprattutto agli accordi a prezzo fisso. Ora, però, con le condizioni economiche che stanno andando a scadenza, devono fronteggiare aumenti fino a 3 o 4 volte superiori. Vuol dire bollette improvvisamente triplicate.
Come si muovono le aziende
Le aziende principali si stanno muovendo in direzioni diverse. L’Enel, Iren, A2a e altri stanno continuando con i contratti a prezzo fisso, alzando notevolmente gli importi; Eni e Acea hanno sospeso i contratti a prezzo fisso, facendo solo contratti a prezzo variabile. Evidentemente vanno calcolati i rischi di un contratto variabile, perché se oggi le quotazioni sono in discesa, non è detto che il mercato non possa scontare nuove fiammate.
Un problema di concorrenza
L’altalena di interventi sul piano delle regole, prima il decreto aiuti bis e l’Antitrust, sostanzialmente contro le modifiche unilaterali, poi la decisione del Consiglio di Stato e il decreto Milleproroghe, sostanzialmente in direzione opposta, ha suggerito alle aziende di muoversi con grande cautela, limitando al massimo o addirittura sospendendo la ricerca nuovi clienti. E dato che il mercato libero si fonda sulla possibilità di trovare alternative, l’assenza di concorrenza sul prezzo è un problema cruciale.