Sarajevo, 11 lug. (Apcom) – Quattordicesimo anniversario, oggi, del massacro di Srebrenica, in una Bosnia sempre più divisa lungo le linee etniche entrate drammaticamente in collisione nella guerra del 1992-1995. Decine di migliaia di persone sono attese alle cerimonie che si svolgeranno a Potocari, nei pressi di Srebrenica, dove sono stati inumati i resti di circa 3.200 vittime identificate, esumati da 70 fosse comuni scoperte nella regione.
Culmine di vari momenti di commemorazione sarà la sepoltura di altri 533 corpi recuperati dalle fosse dove nel giro di pochi giorni, nel luglio 1995, furono gettati i cadaveri di migliaia di uomini e ragazzi musulmani. Secondo le stime condivise dalla maggioranza delle Ong che si occupano di ricostruire il quadro del genocidio, in tutto furono uccisi 8.000 musulmani dopo la presa dell’enclave – all’epoca sotto protezione dei caschi blu olandesi dell’Onu – da parte delle forze serbo-bosniache, guidate dal generale Ratko Mladic.
Il massacro è stato qualificato come genocidio dal Tribunale penale Internazionale (Tpi) per l’ex Jugoslavia e dalla Corte Internazionale di Giustizia (Cig), la massima istanza giuridica dell’Onu. Anche l’Unione europea, con una risoluzione adottata dall’Europarlamento lo scorso gennaio, ha deciso commemorare ufficialmente l’anniversario di Srebrenica.
La Bosnia, tuttavia, non è affatto unita sulla memoria del massacro. Un progetto di legge che evoca una giornata di commemorazione “nel Paese intero” è stata bloccata solo mercoledì scorso dai deputati serbi del parlamento bosniaco. Nel Paese diviso in due entità – una serba e l’altra croato-musulmana – l’anniversario di Srebrenica crea comunque tensioni sempre vive. La località dove si consumò il massacro del 1995 si trova nell’entità serba, la Republika Sprska. Circa mille poliziotti sono stati dispiegati per vegliare sulle commemorazioni.
Orm
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