MILANO – Resta alta la tensione in Lega dopo il voto alle europee, su cui ha pesato l’uscita del vecchio capo, Umberto Bossi, che a urne aperte avrebbe fatto sapere di aver messo la sua ‘x’ sul simbolo di Fi. Se gli analisti di via Bellerio assicurano che la mossa del Senatur non ha modificato l’andamento dei consensi: alla fine chi doveva essere penalizzato dalle parole di Bossi al massimo poteva essere il generale Vannacci e così non è stato, visto che l’ex capo della Folgore vanta circa 500mila voti, è il ragionamento di alcuni leghisti in Parlamento, di certo resta una forte delusione, che per il leader Salvini è meglio chiamare rabbia.
“Sia Zaia che Giorgetti hanno votato Lega – assicurava Salvini stamattina – con le preferenze che hanno voluto. Il problema è di chi non vota Lega, non di chi fa le sue scelte sulle preferenze”, aggiunge un Salvini che sembra resistere al suo posto, nonostante il sorpasso di Forza Italia, che era uno dei paletti da non superare. “Il mezzo milione di voti per Vannacci arrivano in buona parte da Lombardia e Veneto e sono in buona parte elettori dalla Lega”,
aggiunge il Capitano. Ovvero: né Bossi, né altri hanno potuto contrastare la scelta di avere un outsider come Vannacci che nulla ha a che spartire con i territori ex padani. Di certo il gesto di Bossi non è stato d’istinto. Il Senatur infatti non ha ‘ammesso’ pubblicamente il suo ‘tradimento’ per ricordare le parole usate da Vannacci a caldo per commentare il suo voto a Fi, riprese negli stessi termini poi da Salvini.
A far sapere del voto di Bossi è stato Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega lombarda, ma soprattutto interno al comitato Nord, voluto dallo stesso Bossi nel dicembre del 2022. Provvedimenti disciplinari sono però obbligatori da statuto. L’art. 29 dello statuto della Lega per Salvini avverte che la militanza “è incompatibile con l’iscrizione o l’adesione a qualsiasi altro partito o movimento politico, associazione segreta, occulta o massonica, a liste civiche non autorizzati dall’organo competente, o a enti no profit ricompresi tra quelli preclusi dalla Lega per Salvini premier”.
Insomma l’espulsione dovrebbe scattare d’ufficio. Ma trattandosi di Bossi la cosa potrebbe discostarsi da quanto previsto ai sensi della carta fondativa del partito. Bossi, inoltre, avrebbe buon gioco a replicare a eventuali sanzioni: primo perché non ha fatto dichiarazioni in prima persona sul voto, secondo perché non è iscritto al partito che prevede l’espulsione per i dirigenti che votano un’altra formazione: Bossi infatti è militante della vecchia Lega Nord, di cui è segretario il fedelissimo di Salvini, Igor Iezzi.
A Gemonio si resta in attesa di capire cosa potrà accadere. Anche se si racconta di un Senatur che non pensa minimanente a lasciare la Lega, né all’ipotesi di poter subire provvedimenti. Un rischio potrebbe essere legato alla permanenza del gruppo alla Camera, con un eventuale cartellino rosso che lo obbligherebbe a spostarsi in altro schieramento di Montecitorio.
(Fonte Adnkronos)