Abdelmlek Abdelhak, il tunisino di 54 anni arrestato giovedì mattina dopo aver tentato di dare fuoco alla moglie bruciando il loro appartamento, è stato denunciato anche per maltrattamenti in famiglia e resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Quel gesto folle e violento avvenuto nella palazzina di via del Carro per mano dell’uomo tunisino non è stato, quindi, un episodio isolato. I carabinieri di Busto Arsizio hanno ascoltato i numerosi testimoni presenti sulla scena del crimine,
per lo più vicini di casa della coppia, e grazie anche alla collaborazione della convivente sono riusciti a delineare un quadro completo di tutta la vicenda. Una storia fatta di maltrattamenti, minacce, umiliazioni subite dalla compagna del “carnefice” e, indirettamente, dai figli della coppia di 10 e 15 anni. Gli elementi probatori raccolti hanno fatto emergere una situazione complessa e difficile in cui la donna era costretta a vivere, connotata da continui maltrattamenti, soprattutto psicologici, ma anche percosse, grida, insulti. La violenza andava avanti da tempo, forse sin dall’inizio della relazione, di pari passo con il sempre più frequente abuso di cocaina da parte dell’uomo.
Mercoledì sera aveva raggiunto il culmine con un abuso ininterrotto che andava avanti da giorni, tanto che secondo la ricostruzione dei militari l’uomo non dormiva da giorni. Le condotte violente e minacciose sono incredibilmente proseguite anche nelle fasi immediatamente successive all’arresto mentre l’appartamento era in fiamme.
L’uomo, davanti ai vicini di casa, ha continuato a opporsi con particolare forza all’operato dei carabinieri (che peraltro hanno salvato la vita anche a lui) tanto da costringerli ad immobilizzarlo a terra (da qui la contestazione della resistenza a pubblico ufficiale). Una volta ammanettato ha continuato a proferire frasi minacciose nei confronti della moglie, incurante della presenza del figlio, dei carabinieri e dei numerosi residenti nel frattempo usciti dalle proprie abitazioni. Nella tarda mattinata di oggi verrà effettuata la convalida del fermo.
Intanto il legale del tunisino, , spiega che il suo assistito avrebbe riferito che la sua intenzione non era quella di uccidere la convivente. «Si è reso conto solo dopo della gravità del suo gesto – continua l’avvocato – e continua a sostenere che non voleva nuocere nessuno. Sostiene di non aver gettato dell’alcool addosso alla moglie al suocero, e tantomeno su suo figlio. Inoltre, sostiene di non aver assunto sostanze stupefacenti, ma di essere sotto effetto dei fumi dell’alcol. Al momento è in cura psichiatrica all’interno del carcere di Busto».
L’avvocato Tenace, inoltre, spiega che Abdelhak aveva fondato una piccola azienda di trasporti a nome di sua moglie che però da due anni non andava bene e, quindi, era rimasto senza lavoro: «Forse questa crisi lo ha portato a cadere in depressione».
Sul fronte dei maltrattamenti tra le mura domestiche, invece, il legale ha spiegato che il suo assistito non ha ancora dichiarato nulla in merito.