Roma, 12 dic. (TMNews) – Anche la Banca dei regolamenti internazionali tende a non drammatizzare le ricadute sul breve periodo dell’impennata dei rendimenti sui titoli di Stato italiani, affermando anzi che “l’Italia dovrebbe essere in grado di sostenere i tassi elevati per un certo lasso di tempo”. Questo tuttavia “posto che mantenga l’accesso ai mercati”, precisa l’istituzione nel suo consueto rapporto trimestrale sugli sviluppi nei mercati finanziari e del settore bancario.
Nello studio viene inserita una analisi specifica sull’impatto che i rialzi dei rendimenti hanno sui costi di rifinanziamento del debito pubblico italiano, ipotizzando vari scenari. Ebbene, secondo la Bri anche se questi tassi rimanessero “per tutto il 2012” ai picchi toccati lo scorso 9 novembre, il costo addizionale “sarebbe equivalente allo 0,95 per cento del Pil”, prendendo come anno di riferimento il 2010. “E anche nello scenario più pessimistico – aggiunge la Bri – i tassi dovrebbero persistere tre anni a questi livelli prima che i costi annui superassero il 2 per cento del Pil”.
Questo perché “la vita residuale media” dei titoli di Stato italiani è “relativamente elevata: sette anni”, osserva ancora l’istituzione internazionale, che ha sede a Basilea. Lo scorso 25 novembre, durante una vista a Roma, anche il vice presidente della Commissione europea, Olli Rehn, responsabile di Affari economici e euro aveva usato argomentazioni simili. Rehn aveva in particolare contestato che vi fosse un valore “benchmark” sui rendimenti dei Btp italiani, oltre il quale il costo di rifinanziamento risulta insostenibile per il paese, e questo proprio anche in considerazione della elevata durata di vita residuale delle sue emissioni.
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