Prima o poi doveva succedere, perchè dopo 14 partite e 14 sconfitte un punto doveva arrivare. La Storia, con la S maiuscola, porta il nome di Alberto Brignoli, e non saremo noi a fare l’ennesimo articolo che racconta di quelli che erano venuti prima di lui, Rampulla e Taibi oltre a un Toldo che negli almanacchi però non è segnato, o di chi verrà dopo, anche perchè quando non è dato sapersi.
E non vogliamo nemmeno raccontare la storia di un ragazzo di 26 anni che ha fatto il giro delle sette chiese prima di trovare una casacca da titolare in serie A: cartellino di proprietà della Juventus, nella scorsa stagione faceva panchina al Leganes in Spagna prima di accasarsi a Perugia dove ha perso i playoff proprio contro il Benevento.
Diceva qualcuno: «Quando vince un gregario vincono tutti», ecco perchè la storia di Alberto Brignoli è importante. Mai vi fu più gregario del portiere, anche se è il più forte del mondo, è sempre un gregario; perchè è un ruolo difficile, perchè è l’ultima speranza, perchè se non sbaglia nulla è normale, se fa le paratone è una saracinesca, se sbaglia è scarso. E se mille ne passano, pochissimi rimangono nella memoria. Più gregario di così.
Il calcio però è storia, con la s minuscola, e Fiaba, con la F maiuscola, perchè Alberto Brignoli da Trescore Balneario ha vissuto veramente la magia che verrà tramandata di generazione in generazione, di quelle che a Benevento verranno raccontate a figli e nipoti: ha segnato in serie A, ha segnato a Gigio Donnarumma, uno che Brignoli da Trescore Balneario non sapeva che nemmeno esistesse, ha portato il primo punto alla sua squadra perchè, se devi scrivere la storia, allora la devi scrivere bene.
«Quando stavo per entrare in area – ha raccontato al programma 105 Friends – mi è passato davanti il flash del gol che poi ho fatto: dieci secondi prima di farlo, come con la Playstation, quando dici ’Adesso lo muovo’ e poi si muove, quando provi gli schemi sul calcio d’angolo. L’ho visto prima nella mia testa e poi è andata bene. Non ho nemmeno visto il pallone entrare perché ero girato dall’altra parte, l’ho colpito con la nuca. Gattuso? Beh, ha rosicato. Ci sta, al 95° minuto».
E mentre sui social il popolo è impazzito coi post delle principali pagine legate al calcio che hanno fatto registrare un numero di like e commenti raramente visto in precedenza con post che hanno ottenuto oltre 60.000 “Mi piace”, lo stesso portiere del Benevento racconta: «Non so dire quanti messaggi mi sono arrivati, ieri prima della partita avevo 5.000, 6.000 follower su Instagram. Adesso ne ho 31.000, 32.000».
Numeri destinati a crescere, ingaggio annuale che resta uguale perchè l’obiettivo resta la salvezza del Benevento, oltre che un eventuale ritorno alla Juventus; ma a chi quella sua rete ricorda qualcosa di già visto è ancora lo stesso estremo difensore a chiarire: «Mi hanno detto che sembravo Aldo nella scena di “Tre uomini e una gamba” e hanno ragione. Ero un po’ storto, ho chiuso gli occhi. Il presidente Vigorito? L’ho visto piangere in spogliatoio, forse si offenderà perché è riservato ma non importa. È la prima volta che ho trovato un presidente che ci parla da persona più anziana e non da capo». Roba da Benevento, roba da Alberto Brignoli da Trescore Balneario.