Spesso gli addii, quando si consumano, si lasciano dietro strascichi di polemiche e malelingue. Per fortuna non è questo il caso.É notizia di questi giorni la separazione tra la Pallacanestro Varese e Bruno Bianchi, che lascia dopo undici anni. La società ha legittimamente preso le proprie decisioni, affidando a Giulio Besio il ruolo di responsabile del settore giovanile e a Gianfranco Pinelli quello di responsabile del Mini Basket. Nella nuova stanza dei bottoni dell’area giovani non figura perciò
il nome di Bruno Bianchi. Si chiude un ciclo dunque, ma con eleganza e buon senso Bianchi lascia da parte ogni intento polemico e regala solo parole dolci per la sua Varese: «Sono stato undici anni in Pallacanestro Varese, sono stato benissimo. E sono felice perché in questi anni ho conosciuto migliaia di persone che con me sono state brave e gentili e con cui ho lavorato davvero con piacere. In questi undici anni ho raggiunto cinque finali nazionali (l’ultima proprio domenica scorsa) e credo di aver dato il mio onesto supporto affinché la Pallacanestro Varese raggiungesse dei livelli molto alti».
Il motivo della separazione è molto semplice: «La società ha fatto scelte diverse, e come tali vanno rispettate, perché hanno tutto il diritto di farle. Non sono arrabbiato, però di certo mi dispiace di non esserci: devo dire che in questi anni mi hanno sempre trattato benissimo. Ricordo che quando sono arrivato non c’era nulla, nemmeno gli elenchi dei giocatori. Pian piano, con l’aiuto di tantissime persone che si sono prestate alla causa del settore giovanile anche a livello gratuito, siamo riusciti a ricostruire un mondo che era andato distrutto arrivando a 180 bambini iscritti al mini basket e a 90 di settore giovanile, con uno staff di venti allenatori che ha ottenuto tantissimi risultati, in primis educativi e poi sportivi».
Bruno Bianchi è ai saluti, dunque, non prima di aver portato a termine tutti gli impegni presi con la società: «Porterò al termine la stagione con i miei Under 15, annate 2000 e 2001, fino al 20 giugno, poi partirò per il camp indossando con orgoglio la maglietta della Pallacanestro Varese. Perché sono dell’idea che quando ci si carica di un impegno, vada portato a termine. Ed io sarò al camp estivo di Chiavenna per un mese, fino al 16 luglio. Dopodiché il 17 tornerò a Varese, svuoterò il furgone, chiuderò la sede e consegnerò le chiavi. Saluto con il sorriso, non voglio e non ho motivo per sbattere la porta». E nel futuro, dal 17 luglio in poi, cosa c’è? «Spero che qualcuno mi chiami. Ho ancora voglia di insegnare basket e di rimettermi in gioco, sono disposto anche a viaggiare ma non voglio fermarmi. Al momento, anche se sono passati solo un paio di giorni, nessuno mi ha chiamato, ma mi auguro che qualcuno arrivi. Di certo mi vedrete ancora al palazzetto a tifare per Varese, perché resto per forza un tifoso. E, permettetemi, saluto la Pallacanestro Varese con un record ed un sorriso: credo che mai nessun allenatore sia rimasto addirittura per undici anni».