VARESE Sono centocinquanta le imprese che, nel solo mese di febbraio, sono state costrette dalla crisi a chiudere i battenti. Qualche migliaio – tra artigiane e pmi – dall’inizio della crisi.
Un dato che altro non è che la punta di un iceberg potenzialmente fatale per il settore edile della provincia di Varese che, dal 2008 a oggi, è stato costretto a sacrificare circa cinquemila posti di lavoro (quattromila operai e un migliaio di tecnici).
Il tutto con pesanti conseguenze sull’indotto.
E le “imprese che resistono”, quelle che fino a oggi hanno cercato di sopravvivere al congelamento del mercato immobiliare e al giro di vite imposto dalle banche, rischiano grosso a causa dei crediti vantati dalle pubbliche amministrazioni.
Cinque milioni di euro l’importo delle spettanze stando al censimento effettuato dall’associazione costruttori edili (Ance) in occasione del “D. Day” di oggi. Una giornata simbolica ma non troppo perché D sta per decreto ingiuntivo: quello che le imprese potrebbero decidere di emettere per ottenere quanto attendono da mesi. «Anzi, da un anno o addirittura un anno e mezzo in alcuni casi», dice Gianpietro Ghiringhelli, direttore di Ance Varese.
Un orizzonte cupo dato che, «anche le timide aperture del Governo, come l’obbligo di certificazione da parte degli enti locali dei crediti vantati dalle imprese per la cessione pro soluto al sistema bancario, sono state recentemente svuotate di efficacia» rileva il presidente Sergio Bresciani.
«Inoltre – aggiunge – le altre disposizioni finalizzate ad accelerare i pagamenti alle imprese e cominciare a far emergere l’ingente debito pubblico, sono state finalizzate alle sole spese correnti, senza risolvere minimamente i problemi delle imprese di costruzioni».
Ance Varese ha aderito con convinzione alla mobilitazione nazionale di un comparto che vanta crediti per oltre 60 miliardi di euro in Italia:«A fronte di questa situazione, che ha assunto i toni drammatici di un allarme sociale – si legge in un comunicato di via Cavour – i rappresentanti degli imprenditori dell’edilizia hanno ritenuto doveroso promuovere un’iniziativa di grande portata mediatica, che potesse sensibilizzare anche l’opinione pubblica su una condotta inaccettabile della Pubblica amministrazione che, da una parte, impone alle imprese e ai cittadini sacrifici immani e, dall’altra, non é disposta a onorare i propri impegni».
La strada è in salita: le ingiunzioni nei confronti delle pubbliche amministrazioni hanno tempi lunghi ed esiti incerti. Ma le ferite bruciano perché si tratta «di crediti derivanti da lavori eseguiti e per i quali è già maturato il diritto all’emissione dello stato di avanzamento, ma che ancora non sono stati liquidati». Le richieste alle pubbliche amministrazioni ci sono state. Ma sono rimaste «inascoltate».
s.bartolini
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