Il dialetto bustocco nel cuore dell’Europa. Grazie alla giovane olandese , laureata in lingua e cultura italiana all’Università di Leiden, in patria, grazie ad una tesi molto tecnica sul dialetto bustocco. Scritta con la “benedizione” del e del e grazie all’aiuto di alcuni conoscitori della “lingua” di Busto Grande.
Si intitola “L’articolo determinativo nel dialetto bustocco e l’influenza del ligure” la tesi di “bachelor” con cui Wendy, 22 anni, si è laureata nel corso di lingua e cultura italiana della facoltà di scienze umanistiche della prestigiosa Università di Leiden (Leida in italiano, città dell’Olanda meridionale), il più antico ateneo dei Paesi Bassi. Wendy si era innamorata del dialetto bustocco quando, subito dopo la conclusione del liceo, era stata ospitata in una famiglia di Busto per alcuni mesi, per un’esperienza di scambio culturale. Era tornata a Busto anche lo scorso anno, mentre faceva la sua esperienza di Erasmus all’università di Bologna, e nel mese di febbraio ha intervistato per la sua tesi sei bustocchi doc (uno di 21 anni, gli altri di età compresa tra 81 e 92 anni), reperiti grazie ad un annuncio pubblicato sul suo profilo Facebook, per sottoporre loro un questionario sulle particolarità del dialetto bustocco.
«Un lavoro sorprendente, anche perché molto tecnico e corredato di ricerche molto serie e approfondite – sottolinea Ginetto Grilli, il “cantastorie” di Sacconago che ha dato una mano alla giovane Wendy insieme allo storico del dialetto per eccellenza, il cittadino benemerito Luigi Giavini – si è data molto da fare e ha voluto soffermarsi su quel particolare dell’articolo determinativo, perché le premeva di sapere come mai noi, che abbiamo due articoli, maschile e femminile, “u” e “a”,
stranamente adoperiamo l’articolo femminile anche per alcuni nomi maschili. Ad esempio diciamo “u oca” invece di “a oca”». Così la “lingua” di Büsti Grandi si è trovata catapultata a sorpresa in un ambiente universitario così importante come quello di Leida, nel cuore dell’Europa. «Wendy era entrata in un giro di studi sulle minoranze linguistiche e ha scelto di approfondire il bustocco – fa notare Luigi Giavini – ha portato il nome di Busto in Olanda e di questo dobbiamo essergliene grati, oltre che esserne legittimamente orgogliosi».