Postini trasferiti da Bari a Busto Arsizio per ritorsione contro il reintegro imposto dal giudice: la storia del film “Benvenuti al Nord” potrebbe diventare realtà. Ma il tribunale di Bari sospende i primi trasferimenti. Trasferimenti che sarebbero parecchio utili in una provincia, come quella di Varese, da mesi impegnata in un braccio di ferro contro le carenze di personale di Poste Italiane.
Ve lo immaginate , l’attore protagonista insieme a del fortunato film “Benvenuti al Nord” (sequel di “Benvenuti al sud”), che cerca casa a Busto Arsizio? La vicenda del suo personaggio, l’impiegato di Poste Italiane Mattia Volpe, costretto a cambiare vita e abitudini dopo il trasferimento in un ufficio postale al Nord, rischia di diventare realtà per alcuni postini che in questo caso non provengono da Napoli ma dalla provincia di Bari.
Lo racconta la Gazzetta del Mezzogiorno del capoluogo pugliese, tratteggiando una storia che potrebbe catapultare alcuni lavoratori dal profondo sud al profondo nord, in varie città tra cui Brescia e Busto Arsizio. Dopo aver vinto una causa di lavoro per farsi riconoscere la trasformazione del rapporto contrattuale con Poste Italiane dal tempo determinato al tempo indeterminato, un gruppo di postini baresi, reintegrati nell’organico della società dopo la sentenza del Tribunale, si sono visti imporre un trasferimento dalla sede originaria ad una serie di uffici postali sparsi nel “profondo Nord”, tra cui Busto, a 900-1000 chilometri di distanza dalla provincia di residenza.
Il motivo? Poste Italiane avrebbe un organico in sovrannumero in Puglia (ragione per cui a suo tempo non aveva stabilizzato gli stessi postini) ma dei posti liberi “giù al Nord”. Così per gli emuli di Alessandro Siani non resta che scegliere se tuffarsi nella nebbia bustocca, emigrando lontano da casa, oppure se rinunciare al reintegro. Ma non è detto che finisca così. Già, perché il Tribunale di Bari ha accolto i primi due ricorsi presentati da alcuni dei postini reintegrati,
difesi dall’avvocato Ettore Sbarra, che hanno contestato il trasferimento forzato a lunga distanza (in questi casi specifici a Treviso e Brescia): per la corte infatti, anche in caso di “tutto esaurito” negli organici della sede naturale dei lavoratori, questi hanno il diritto ad essere spostati il più vicino possibile a casa. Il provvedimento non è stato impugnato da Poste Italiane, così è presumibile che anche gli altri postini che si trovano nella stessa situazione, compresi quelli “spediti” a Busto, possano evitare un trasferimento così poco gradito. Vorrà dire che non dovremo aspettare Siani alla stazione. E tenerci Poste lumaca.
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