Busto Arsizio E’ farmacista, ma dice di non avere nessuna medicina per un male particolare, il mal d’Africa che, sostiene, esiste davvero. «L’unico rimedio – afferma – è tornare in Africa tutti gli anni».
Ettore Mazzucchelli, bustocco classe 1965, da vent’anni è innamorato della terra keniota e di quella “rosa nel deserto”, come è soprannominato, che è l’Ospedale di Wamba.
Fondato nel 1969 nel distretto Samburu, un’arida regione a nord di Nairobi, il Wamba Catholic hospital è
strettamente associato al dott. Silvio Prandoni, castellanzese insignito della civica benemerenza, fondatore e anima del centro tanto che nel 200, quando decise di ritirarsi dall’attività ospedaliera, si scatenò il primo sciopero della cittadina. “No Prandoni no hospital” erano gli slogan di allora.
Oggi il nosocomio conta 200 posti letto, numerosi reparti, due sale operatori, una farmacia ed ha un bacino di utenza di 400 mila persone. Diversi medici specialisti italiani vi si recano ciclicamente per prestare servizio e affiancare tre dottori africani che gestiscono il nosocomio.
Una o due volte l’anno, da un ventennio, Ettore Mazzucchelli si reca a Wamba per mettere la sua professionalità al servizio della farmacia «che è il cuore dell’ospedale – dichiara il bustocco – e dove produciamo di tutto: è un modo di fare farmacia come l’abbiamo studiato all’università».
Ora Mazzucchelli ha un obiettivo ben preciso: trovare colleghi che possano dare una mano in farmacia e sempre nuove risorse in modo da renderla autonoma dal nosocomio per quanto riguarda i costi. «L’ospedale, che è diocesano, – afferma – vive infatti grazie al contributo della diocesi e agli aiuti che raccogliamo».
Le difficoltà non mancano, ma sono superate da grandi soddisfazioni. «Wamba – dice Mazzucchelli – si trova in mezzo alla savana, da Nairobi sono sette ore di jeep, si è lontani da tutto. Ma è un’esperienza fantastica sia umanamente, sia professionalmente. Ora l’idea è di coinvolgere altri farmacisti attraverso il Consorzio inFarmacia farmanetwork che raggruppa 240 farmacie in tutto il nord Italia e di creare un progetto Wamba anche attraverso varie iniziative tra cui mostre fotografiche e la pubblicazione di un libro».
Per aiutare l’ospedale le due associazioni di riferimento sono la Insieme per Wamba onlus con sede a Mestre e la Amici di Wamba di Castellanza, ancora in attesa di diventare onlus.
Mariagiulia Porrello
f.artina
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