Busto Arsizio Doveva essere uno dei giorni più belli della sua vita, invece il matrimonio della figlia si è trasformato in un inferno. Tutta colpa dei 20 milioni di lire necessari per la dote, soldi che hanno gettato una donna di Busto in mano ad una aguzzina, come lei originaria del Sud.
I fatti risalgono agli anni compresi tra il 1999 e il 2004 e l’aguzzina è un’anziana signora, nata nel 1928. Concetta Lo Bartolo, originaria di Gela da anni residente a Busto, è a processo per estorsione. Tutto parte da un matrimonio. La figlia di un’altra donna del Sud si deve sposare e servono 20 milioni di lire per la dote. La madre non li ha, almeno non tutti, e chiede aiuto a Concetta, che le presta 1 milione e mezzo di lire. In cambio chiede il triplo: 4,5 milioni di lire nel giro di 3 mesi. La donna salda il prestito chiedendo altri soldi alla nonna. Questa volta l’aiuto è di 6 milioni. La somma da restituire, il doppio.
La vittima fa di tutto. Si vende l’oro di famiglia, compra a credito altro oro e va subito a rivenderlo al banco dei pegni di Varese. Le ingenti vendite, a botte di sei o sette mila euro, allarmano però un gioielliere che segnala l’anomalia alle autorità. Chiamata in commissariato la donna dice che va tutto bene, e l’estorsione continua, con un nuovo prestito da 25 milioni di vecchie lire. Fino a quando un’amica la convince a denunciare.
La denuncia risale al 2004 e, ironia della sorte, l’aguzzina non rischia nulla. Il reato si è infatti già prescritto. I proventi dell’usura venivano usati ricomprare gli oggetti d’oro portati al banco dei pegni dalla vittima. Il pm ha comunque pronunciato la sua requisitoria. L’avvocato Maria Luisa Murdolo è invece convinta dell’innocenza della sua assistita e tenterà di provarlo.
T. Sco.
f.artina
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