Nella strada che porta a Chambery, durante la nona tappa del Tour de France 2017, succede davvero di tutto: non mancano ritiri eccellenti, un arrivo al fotofinish, big in ritardo e Fabio Aru che resta vicinissimo, 18 secondi di distacco, alla maglia gialla indossata da Froome.
Partiamo però da Richie Porte, il corridore che sul Mont du Chat era sembrato quello in grado di dare più fastidio a Chris Froome, che finisce la sua avventura drammaticamente, sbagliando una curva, incagliandosi sullo sterrato e rimbalzando dalla parte opposta del fondo stradale non senza trascinare Daniel Martin: quest’ultimo si riprende ma per il tasmaniano è ritiro. Come lui Geraint Thomas: altra caduta in discesa, stavolta dal Col de la Biche, altro ritiro. E che dire di Contador e Quintana? Si tamponano finendo a terra non prima di perdere terreno col passare dei chilometri,
per entrambi addio sogni di gloria. Senza contare Fabio Aru che perde solo 4 secondi di abbuono ma che è protagonista di un siparietto importante con Froome: nel tratto più difficile in salita il keniano alza il braccio per un problema tecnico col sardo che gli scatta in faccia. A fine rincorsa Froome dà una spallata al campione d’Italia che quasi finisce in braccio ai tifosi: «Ho sentito via radio che Froome aveva un problema tecnico e ho rallentato» spiegherà poi Aru, ma qualcosa lascia pensare che le giustificazioni non basteranno.
Chi vince? Rigoberto Uran, al fotofinish degno di una finale olimpica di velocità su Warren Barguil, la cosa è ancora più strana se si pensa che in giornata ci sono stati 7 gran premi della montagna e una volata a sei. Tanti spunti quindi, tantissimi se si pensa che la classifica è stata stravolta e che ormai sembra battaglia a due tra Aru e Froome, battaglia che verrà interrotta oggi e anche nelle prime tappe di questa settimana: l’enorme dispendio di energie impone al tour una pausa, la prima, nella giornata di oggi con la ripresa nella giornata di domani in 178 chilometri dedicati ai velocisti, il tempo di chiarirsi, il tempo di riprendere le forze prima di approdare sui Pirenei e affrontare un’altra due giorni al cardiopalma come quella vissuta nel weekend. Magari con un po’ meno ritiri, magari, e lo diciamo con sano patriottismo, con Fabio Aru in maglia gialla. A patto che non cada più nessuno e che il ciclismo resti uno sport che non prevede il contatto fisico.