Ormai ascoltare i talk show è diventato difficile. Ci provo, davvero. Ma dopo qualche istante di positiva propensione all’ascolto di ciò che i nostri politici dovrebbero proporre per migliorare la vita di noi cittadini che proprio in questi giorni siamo chiamati a metter mano al portafoglio per pagare gli ennesimi dazi allo Stato, mi ritrovo nei panni di un bimbo che ha smarrito la strada di casa. E non sa che fare per ritrovarla. Mi spiego: a me i conti a fine mese devono tornare,
sia nella piccola attività che da qualche anno ho avviato con mio marito, sia in casa.
Ma i politici, con poche, rare e pregevoli eccezioni, s’avvitano in picche e ripicche che poco hanno a che fare con i conti di cui sopra e che, piuttosto, servono ad alzare i decibel della voce e della confusione. Lo chiedo per favore: parlate di cose serie, entrate nel merito di leggi e riforme, spiegate cosa avete intenzione di fare per aiutarci a sorridere un po’ di più al futuro dopo anni di crisi. L’alternativa per me, delusa dalla chiacchiere, resterà sempre il telecomando. Ma per il Paese?