Scambiavano banconote contraffatte con soldi veri, derubando ricchissimi clienti di nazionalità straniera. Avevano così innescato un meccanismo fraudolento basato su un’attività di cambio valuta fraudolenta, ossia un sistema informale di trasferimento di soldi detto “Hawala” (in arabo “trasferimento”), basato su una rete di mediatori, tramite i quali i capitali venivano esportati da uno Stato all’altro garantendo così l’anonimato delle parti, e sottraendo la transazione finanziaria effettuata a qualsiasi tracciabilità.
In questo modo avevano arraffato qualcosa come 725.000 euro. Nei guai sono finiti una quindicina di soggetti (4 in carcere e 11 ai domiciliari). Si tratta di soggetti di etnia rom che faceva riferimento in particolare a un nucleo di persone dello stesso nucleo familiare. Vivevano tra Busto Arsizio, Gallarate, Lonate Pozzolo, Castellanza, ma la loro sede operativa si trovava in un complesso residenziale di gran pregio nella zona di Rescaldina.
L’inchiesta “stangata”, portata avanti dalla Guardia di Finanza di Busto Arsizio, guidata dal capitano , era partita da un fatto quasi causale: un finanziere, fuori servizio, ha notato il “capo” del sodalizio pagare un caffè con banconote da 500 euro. Fatto che lo ha insospettito e che lo ha spinto ad appuntarsi il numero di targa dell’auto dell’uomo.
Dopo mirati accertamenti della Guardia di Finanza, è emersa una notevole sproporzione tra il tenore di vita sostenuto e le dichiarazioni dei redditi presentate, spesso pari a zero. Dai controlli effettuati è emersa una notevole capacità contributiva: i soggetti coinvolti giravano con lussuose auto di grossa cilindrata, utilizzavano banconote di grosso taglio e soprattutto soggiornavano in ville prestigiose.
Al termine delle investigazioni è stata individuata un’associazione a delinquere “transnazionale” finalizzata al furto aggravato. Il meccanismo prevedeva la partecipazione di 4 soggetti: l’ordinante, ovvero colui che intende trasferire i capitali da uno stato all’altro, il beneficiario cioè il destinatario finale, due intermediari (gli hawaladar), i quali ricevono una commissione per ogni transazione conclusa.
Gli incontri avvenivano in sale meeting all’interno di alberghi di lusso: utilizzavano persino mobili a doppio fondo per mostrare e poi far scomparire le banconote. Durante alcuni servizi di osservazione svolti dai finanzieri, gli indagati sono stati notati indossare lussuosi vestiti, anche da sceicchi.