Camorra, preso superlatitante Salvatore Russo, ricercato dal 1995


Napoli, 31 ott. (Apcom)
– Il superlatitante Salvatore Russo, capo dell’omonimo clan camorristico attivo nell’agro nolano è stato catturato all’alba dagli agenti della Squadra mobile di Napoli. L’uomo, condannato all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa, è inserito nell’elenco dei trenta ricercati più pericolosi d’Italia.

Salvatore Russo, 51 anni, era latitante dal 1995 così come il fratello Pasquale, tuttora ricercato dalle forze dell’ordine. Un tempo erano al vertice del clan guidato dal boss Carmine Alfieri, oggi pentito. La vita criminale dei fratelli Russo inizia negli anni Settanta, dopo aver stretto legami con il clan di Mario Fabbrocino e contatti con Michele Zaza e quindi con la mafia siciliana.

Russo era ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, occultamento di cadavere e altri reati. Il 15 aprile del 1994 erano state diramate anche le ricerche in campo internazionale.

E’ stato catturato all’alba dalla polizia in una casolare di campagna a Somma Vesuviana, nel Napoletano. Aveva con sé un cospicuo numero di armi. Nel suo nascondiglio sono stati trovati due fucili da caccia, una pistola mitragliatrice mini Uzi calibro 9 con due caricatori con 25 colpi vuoti, una pistola Beretta calibro 9 parabellum con caricatore e 15 cartucce, 125 cartucce caricate a pallini calibro 12 e una pistola marca Bernardelli calibro 9×21 anch’essa munita di caricatore con all’interno 14 cartucce dello stesso calibro.

Le armi erano custodite, alcune nel nascondiglio ricavato dietro la parete di una cucina in muratura e mentre altre nascoste in un magazzino adiacente la casa colonica costruita all’interno della masseria di campagna di Somma vesuviana. Un’altra pistola è stata, invece, ritrovata in una delle due camere da letto.

Al momento dell’irruzione dei poliziotti, Russo era dunque armato e per questo motivo le fasi dell’arresto sono state piuttosto movimentate. Russo, definito dagli investigatori, una persona “molto aggressiva e violenta”, ha tentato di fuggire ed è stato piuttosto difficoltoso bloccarlo. Il boss non ha però, mai pronunciato parola. L’indole irascibile del superlatitante è emersa anche all’uscita della questura. Poco prima di entrare nell’auto della polizia che lo ha condotto nel carcere dio Poggioreale, ha tentato di sferrare un calcio a un fotografo e un cineoperatore ha dovuto recuperare la batteria della telecamere che era stata scaraventata a terra.

Psc/

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