Campania, funzionari Asl e Acli vendevano diplomi falsi


Napoli, 1 apr. (Apcom)
– Falsi diplomi per corsi sulla sicurezza alimentare, obbligatori per legge, ma mai frequentati. Accadeva questo nel casertano dove, con la compiacenza di cinque funzionari pubblici, veniva perpetrata una vera e propria truffa ai danni dello Stato e rischiosa per la salute dei cittadini.
A scoprire quanto accadeva i carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che, su mandato della locale Procura, hanno arrestato quattro persone applicando la misura del divieto di dimora per Marcello Parente, responsabile dell’attività didattica dei corsi. In manette Carlo Di Rauso, 54 anni, ispettore sanitario dell’Asl Caserta 1; la moglie Matilde Fattore, 48 anni, collaboratrice dell’Acli `Terra Campania per la legalità’ e Carlo Formisano, 57 anni, funzionario delegato dal Sian (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) dell’Asl Caserta 2 a rivestire il ruolo di presidente della Commissione esaminatrice.

La figura di spicco di quest’inchiesta è, però, certamente Gaetano Manna, 57 anni, presidente dell’Acli `Terra Campania per la legalità’ della sede di Pignataro Maggiore (Caserta). Un personaggio di primo piano che gestiva, per conto della Regione Campania, beni confiscati alla criminalità organizzata, ma che aveva utilizzato – secondo l’accusa – il suo ruolo per accumulare un vero e proprio `gruzzoletto’.

Le accuse per gli indagati sono associazione per delinquere finalizzata alla concussione e alla falsità ideologica e materiale commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici.
Le indagini, condotte anche grazie a pedinamenti, riscontri di polizia giudiziaria e racconti di alcuni testi, sono partite in seguito alla denuncia della titolare di negozio di prodotti ortofrutticoli ed alimentari di Santa Maria La Fossa, in provincia di Caserta. Si è potuto così accertare che numerosi titolari e gestori di esercizi commerciali, con l’obbligo di frequentare corsi di aggiornamento professionale per la manipolazione degli alimenti, erano stati costretti da Di Rauso e dalla moglie a versare loro le somme di denaro per ottenere le certificazioni che attestavano, in maniera del tutto falsa, l’avvenuta frequenza e il superamento degli esami.

Secondo l’accusa l’organizzazione aveva organizzato un vero e proprio `sistema’ nel quale ognuno aveva il suo compito e il suo ruolo. Carlo Di Rauso e la moglie Matilde Fattore prospettavano ai commercianti che, qualora non avessero acquistato i falsi attestati sarebbero stati destinatari di multe, sanzioni e sequestri. Il funzionario delegato dal Sian, Carlo Formisano invece, forniva “il suo apporto determinante – scrive in una nota la Procura sammaritana – all’associazione attestando falsamente l’avvenuto svolgimento e la frequenza dei corsi rilasciando i relativi diplomi”,

con la collaborazione di Marcello Parente, responsabile dell’attività didattica.
Gaetano Manna, infine, approfittando dell’accreditamento dell’Ente da lui gestito, da parte della Regione Campania per eseguire i corsi di formazione per alimentaristi, ha “stretto un patto criminoso” con l’ispettore sanitario e la moglie, collaboratrice dell’Acli, consentendo “la materiale e pratica attuazione e spronando gli stessi ad allargare sempre più il raggio territoriale d’azione”.

L’aspetto maggiormente allarmante della vicenda giudiziaria, secondo la Procura, è che il rilascio di falsi certificati di abilitazione alla manipolazione di alimenti, senza che i titolari abbiano mai frequentato alcun corso e superato alcun esame, ha costituito una “situazione di pericolo per la salute pubblica”.
Inoltre, non va dimenticato che l’Acli aveva tra i suoi compiti primari quello di gestire beni confiscati alla criminalità organizzata per riutilizzarli a fini sociali.

Cep

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