Camping Sette Laghi, la difesa attacca: nessun reato è stato commesso, e qualora questo fosse avvenuto, gli illeciti sarebbero prescritti da anni.
Alle 14.30 di ieri è tornato in aula l’annoso, quanto complesso procedimento giudiziario, che vede , presidente della cooperativa Sette Laghi che in questi anni ha gestito l’area in riva al lago ad Azzate, e i quattro componenti il consiglio di amministrazione, rispondere di reati urbanistici e ambientali.
Ieri la parola è passata alla difesa dopo che il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Scandroglio e a un anno e due mesi per gli altri quattro imputati oltre alla confisca dell’area. In sede di rito abbreviato i legali della Sette Laghi e hanno parlato per tre ore. «Abbiamo chiesto la completa assoluzione dei nostri assistiti – spiega Ambrosetti – non soltanto perché il fatto non sussiste, ma anche perché il fatto non costituisce reato». Non soltanto: prima dell’assoluzione con formula piena dei cinque imputati, i legali hanno sostenuto l’avvenuta prescrizione per tutti gli illeciti eventualmente commessi. «È una questione di logica – spiegano Ambrosetti e Zanzi – Abbiamo ripercorso la scansione temporale degli eventi. Quell’area esiste dagli Anni ’70. Le accuse riguardano fatti che, se dimostrati, avrebbero avuto inizio e fine ben prima che venisse esercitata l’azione penale».
Per i difensori qualora un illecito fu commesso questo sarebbe unico e cristallizzato nel tempo e quindi prescritto da almeno 15 anni. Secondo la difesa questo processo non si sarebbe mai dovuto nemmeno celebrare: gli avvocati hanno agito su due fronti, quindi, quello procedurale e quello del merito dell’azione penale. L’obiettivo primario resta infatti dimostrare la completa estraneità ai fatti dei cinque imputati. «Gli eventuali abusi, qualora dimostrati, si sarebbero consumati anni prima dell’insediamento di questo consiglio di amministrazione – spiega Ambrosetti – Non soltanto: i nostri assistito hanno agito sempre nella piena legalità e con tutte le carte in regola. Le fognature a servizio del camping sono state realizzate con le relative autorizzazioni, come era regolamentato anche l’uso delle aree demaniali».
Per la difesa nel campeggio non vi fu «mai una vera e propria attività edificatoria» e nemmeno una lottizzazione. «Piuttosto il Comune ha rilasciato negli anni almeno 200 concessioni per la residenza – sottolineano – il campeggio si è sviluppato attraverso un continuo confronto con l’amministrazione comunale».
E intanto i residenti, almeno 100 quelli che ancora vivono nel camping su concessione dell’autorità giudiziaria dopo il sequestro dello scorso settembre, sono in attesa di una sentenza, fissata per il 19 giugno, che potrebbe privare molti di loro dell’unico alloggio disponibile. Intanto resta in sospeso sulla vicenda una richiesta di risarcimento danni avanzata collettivamente dal camping al Comune di Azzate per un ammontare di 15 milioni di euro.
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