CARAVATE Accordo raggiunto ieri tra Inda e sindacati, anche se la Fiom Cgil ha deciso clamorosamente di non firmare l’intesa. Alla fine, dopo cinque ore di trattative, anche gli ultimi ostacoli, relativi soprattutto agli indennizzi da accordare ai lavoratori, sono stati superati. Le firme in calce all’accordo sono quelle della proprietà, della Fim Cisl e delle Rsu sia di Fim che di Fiom; l’unica a sfilarsi è stata Francesca De Musso, delegata della segreteria Fiom di Varese.
Un’intesa separata quindi, come avvenne nella trattativa sui 40 esuberi del 2009, ma che è valida a tutti gli effetti e per tutti i lavoratori. Anche il nodo delle buonuscite alla fine è stato sciolto: come stabilito settimana scorsa, vi avranno diritto tutti i dipendenti, tranne i 113 destinati alla sede di Vizzola Ticino.
Per i lavoratori che non hanno compiuto 40 anni d’età l’indennizzo previsto sarà di 10mila euro, per gli over 40 sarà di 14mila, mentre per coloro che sono prossimi alla pensione la buonuscita prevista è di 5mila euro. L’offerta iniziale di Inda, a quanto sembra, si aggirava sui 4mila euro, mentre le richieste dei sindacati erano cinque volte superiori a quella cifra.
La rottura della Fiom si è manifestata però sulla cassa integrazione e la mobilità, che avranno la durata di un anno e riguarderanno tutti i dipendenti dello stabilimento di Caravate. «Avevamo chiesto – spiega De Musso – di inserire nel capitolo sulla cassa integrazione una frase che riguardava la possibilità per i lavoratori in mobilità di ricollocarsi sul mercato. All’azienda non sarebbe costato nulla, ma per i lavoratori sarebbe stato importante avere una prospettiva che andasse oltre il mero licenziamento dopo la scadenza del periodo di cassa integrazione».
Questo il motivo che ha spinto la rappresentante della Fiom Cgil varesina ad abbandonare il tavolo delle trattative, convocato come sempre in piazza Monte Grappa a Varese, nella sede di Univa. Ieri mattina alcuni lavoratori hanno organizzato un presidio in loco, proprio per seguire in diretta l’esito delle trattative in corso, alla cui prosecuzione hanno dato il benestare in tempo reale, durante le pause.
Lo strappo inaspettato della Fiom Cgil, dopo settimane di trattative, ha generato un’ulteriore frattura con le Rsu espressioni dello stesso sindacato. «Non voglio entrare in questioni politiche – afferma Umberto Bicelli, Rsu Fiom – ma come militante della Fiom questa decisione mi ha fatto veramente male. Mi prendo la responsabilità di aver firmato questo accordo per il bene dei lavoratori».
Anche i dipendenti che hanno animato il presidio fuori dalla sede dell’Univa hanno accettato l’accordo. «Avevo il mandato dell’assemblea dei lavoratori – prosegue Bicelli – così ho svestito la casacca della Fiom e ho firmato l’accordo».
Anche alla Fim Cisl non è piaciuto per niente l’atteggiamento della Fiom Cgil. «Siamo alle solite – commenta Giuseppe Marasco della segreteria varesina della Fim – Un minuto prima di chiudere la Fiom ha detto che non ci stava più, quando abbiamo firmato accordi simili in tutta la provincia».
Un film già visto per l’Inda nel 2009. «Una scelta ingiustificata – prosegue Marasco – sono davvero perplesso, ma soprattutto stanco di questo atteggiamento». Oggi le parti sono convocate in Regione per dare il via alla procedura della cassa integrazione.
Matteo Fontana
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