BUSTO ARSIZIO – Torna ancora una volta al centro delle cronache la situazione penitenziaria lombarda, dove sembra non passare settimana in cui non si registrino da un lato gli episodi violenti ed eventi critici e dall’altro le richieste di urgenti provvedimenti da parte dei rappresentati sindacali Sappe dei poliziotti penitenziari. L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta il segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Alfonso Greco, nella Casa circondariale di Busto Arsizio: “Ieri,
nel tardo pomeriggio, un detenuto con problemi di droga e psichiatrici, ha preso a schiaffi l’Agente di sezione per futili motivi e solo grazie l’intervento del personale intervenuto in ausilio si e’ evitato il peggio. L’agente coinvolto è dovuto comunque ricorrere alle cure del Pronto soccorso del nosocomio cittadino”. Impietosa la denuncia di Greco: “La Polizia Penitenziaria in Lombardia continua a subire violenza quotidiana tra la totale indifferenza degli organi superiori e delle istituzioni.
Il Sappe torna a chiedere l’intervento delle istituzioni ministeriali e dipartimentali al fine di porre in essere ogni possibile iniziativa di propria competenza, a tutela dell’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria operante ed auspica che possa esserci finalmente un chiaro e decisivo intervento, affinché si eviti qualche ennesimo dramma per la Polizia Penitenziaria. Siamo al collasso del sistema penitenziario e questi eventi stanno facendo statistica. Non ha ancora trovato soluzione la gestione dei detenuti psichiatrici e a farne le spese e’ sempre e solo il Personale di Polizia Penitenziaria. Il Sappe augura una pronta guarigione all’Agente di Busto Arsizio e auspica che l’Amministrazione possa intervenire il prima possibile affinché si possa ritornare a lavorare con maggior sicurezza e serenità all’interno degli istituti penitenziari”. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, è necessario ripensare completamente la questione penitenziaria: “Quanto accaduto nel carcere di Busto Arsizio deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l’espletamento del proprio servizio.
Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, à stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”. Per Capece, infatti, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà.
Di conseguenza, i poliziotti penitenziari, oltre a essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene in Lombardia, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non e’ corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di piu’ nella sua drammaticita’”. Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti sono responsabili di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunita’ terapeutiche. Il carcere non puo’ custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della Polizia Penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”