Tutta la storia, raccontata per filo e per segno, la trovate QUI. Purtroppo, nulla di nuovo sotto il sole: un disabile va a fare un giro per godersi la prima giornata di sole dell’anno, e si trova a dover combattere. Contro barriere che ci sono dove non dovrebbero esserci e contro servizi che non ci sono dove dovrebbero esserci. Il comune incriminato, nel caso, è quello di Porto Ceresio: in riva al lago il nostro lettore non è riuscito a trovare lo straccio di un esercizio pubblico dotato di bagno per disabili, il sindaco ha risposto che in realtà un bagno accessibile alle carrozzine in realtà ci sarebbe e che per quanto riguarda bar e ristoranti verificherà meglio.
Ma la sostanza non cambia: perché la storia che ci ha raccontato il nostro lettore sarebbe potuta accadere ovunque nella nostra provincia. Dal punto di vista dell’accessibilità e degli sforzi per rendere la vita il più normale possibile a chi ha la sfortuna di essere un po’ speciale siamo indietro: indietro di brutto. E stavolta non vogliamo propinarvi il solito pippone strappalacrime, buono per muovere un po’ le coscienze e nulla più: stavolta vogliamo provare ad andare oltre.
Agganciandoci a uno spunto che il nostro lettore a caccia di un bagno ci ha buttato lì nella sua lettera di protesta: nella quale sottolinea come queste mancanze siano inaccettabili in una cittadina turistica, e soprattutto alla vigilia di Expo. Già, Expo: eccoci qua. Perché c’è qualcosa che davvero non capiamo e che non ci va giù: insomma, in questi mesi abbiamo sentito parlare dell’esposizione universale in tutte le salse. Tangenti e arresti eccellenti, appalti da rincorrere, opportunità lavorative per il nostro territorio, eccellenze gastronomiche da rilanciare (uhm: ma com’è che poi Expo viene sponsorizzato da Mc Donald’s e Coca Cola), trasporti da potenziare e alberghi da riempire. Ma l’argomento “disabilità” non è stato sfiorato: non si è parlato di quello che si vuole fare per accogliere i tanti visitatori che arriveranno spingendo le loro carrozzine. Gente che raggiungerà le nostre terre dall’estero, da paesi nei quali sull’argomento sono avanti anni luce, e che quindi si aspettano cose che (ahiloro) non troveranno. Uomini e donne che visiteranno posti meravigliosi e mangeranno in ristoranti e pizzerie che altrove nel mondo si sognano, ma che forse non sono ancora pronti ad accoglierli. Uomini e donne che prenderanno treni e taxi e si troveranno di fronte a persone che non sapranno cosa fare per rapportarsi con loro.
E allora, ci proviamo noi: lanciamo l’Expo dei disabili. Proviamo a sfruttare l’opportunità dell’evento ormai alle porte per fare un salto avanti, tutti insieme: cogliamo l’occasione per parlarne e per denunciare tutte quelle situazioni (e ce ne sono tante) che ancora non vanno. Proviamo a fare in modo che, almeno stavolta, non succeda come capita di solito da queste parti: che le grandi manifestazioni arrivano, fanno rumore, e quando se ne vanno lasciano tutto come l’avevano trovato (più o meno). Expo dei disabili: suona pure bene. Roberto Bof, tu ce la dai una mano a fare un po’ di casino: vero?