Oggi il Consorzio Varese nel Cuore, la proprietà della Pallacanestro Varese, quell’insieme di imprenditori e appassionati che cinque anni fa hanno garantito la sopravvivenza di questa società, si riunirà per rinnovare le proprie cariche, per approvare il proprio bilancio e per inquadrare quello che sarà il futuro della sua controllata. Non vorremmo essere nei loro panni: oggi, qui, ora, il futuro è difficile da immaginare, se non nero come le nuvole che aleggiano sopra il presente.
Non esiste futuro se si retrocede. Non esistono considerazioni sul budget, sui giocatori, sui presidenti, sui dirigenti, su modalità di composizione dei consigli d’amministrazione. Non esiste più nulla. Oggi, qui, ora, il futuro si gioca sul campo e farebbero bene a stamparselo nella mente tutti: squadra, società, consorzio.
La sconfitta nel terribile e crudele match salvezza contro Capo d’Orlando ha un peso enorme, con tutto quel carico di conferme negative che si porta dietro. Non esiste squadra più scarsa in serie A rispetto a Varese, non esiste formazione più povera di talento individuale. Per dire: guardi giocare la Betaland, una delle supposte avversarie di questa estenuante corsa per rimanere in serie A, e non hai alcun dubbio nel giudicare quale sia la squadra più attrezzata, più scafata, più abile. I siciliani ieri hanno dominato e solo l’orgoglio di Giancarlo Ferrero, il giocatore meno pagato di questa rosa con Varanuauskas, quello che certi fenomeni in società volevano mandar via a dicembre, ha consentito il recupero e la vittoria sfiorata.
Questa è la squadra peggiore che abbia mai vestito il biancorosso: quella che nel 2008 retrocesse era più indolente, il che è grave, ma non più debole. Anzi. Oggi, nella riunione tra i consorziati, l’unico accenno al futuro deve essere in questo senso: chi ha costruito tale accozzaglia di mestieranti, chi ha scelto certi giocatori stranieri da mettersi le mani nei capelli, chi ha ritardato ogni operazione di mercato non deve essere più riproposto il prossimo anno, sempre che ci sia un prossimo anno. Ci deve essere un limite, in tutto.
E mentre nella sala hospitality del Palawhirlpool c’è ancora chi ha il coraggio di ridere e scherzare dopo la partita, l’ultimo consiglio di giornata noi lo diamo a coach Paolo Moretti, che in sala stampa ha affermato di pensare solo alla coppa da oggi in poi: coach, mercoledì sera, contro il Gaziantep, metta in campo gli juniores. Qui c’è qualcosa di ben più importante che dovrebbe catalizzare i pensieri. Ha un solo nome, molto semplice: si chiama sopravvivenza.