– «Chi ha comprato la nostra casa?». La famiglia Musso lancia un appello agli acquirenti della loro casa venduta all’asta affinché possano concedere una proroga al loro sfratto o la possibilità di continuare a vivere in affitto nella loro ex abitazione.
La storia che ci accingiamo a raccontare è triste ma speriamo in un lieto fine: una vicenda di cattiva burocrazia accaduta a una famiglia sestese, ma che potrebbe capitare a chiunque.
Il loro calvario inizia nel 2009 quando il figlio Nicola è colpito da aneurisma cerebrale.
Operato più volte in un ospedale di Como, a causa di un errore medico riconosciuto dallo stesso nosocomio, riporta gravi danni e diviene invalido al 100%.
Nicola ,dopo un anno e mezzo d’ospedale torna a casa, dove la famiglia lo accoglie e sistema la casa per adattarla alle nuove esigenze di mobilità ridotta del figlio in carrozzina. È
avviata la causa di risarcimento, ma il consistente indennizzo non è ancora stato erogato. La situazione economica della famiglia si fa più gravosa e la banca che ha concesso il mutuo per l’acquisto della casa sollecita il pagamento delle rate.
Nel 2011 l’arrivo di un nuovo direttore coincide con l’avvio della procedura esecutiva: la casa è messa all’asta.
Il padre Pasquale si rivolge al Comune per trovare una soluzione. Il sindacopropone, in caso di perdita della casa, un contributo comunale integrativo in base al reddito Isee per sistemare Nicola in un istituto.
Pasquale e la moglie sono contrari: «Non allontaneremo nostro figlio dalla famiglia. In questi anni ha fatto progressi e crediamo che la nostra vicinanza possa aiutarlo. Possibile che la burocrazia voglia disgregare la nostra famiglia?».
Il padre non si arrende e si rivolge all’associazione consumatori varesina Avvocato in Famiglia. Il legale tenta di mediare: l’istituto di credito propone il pagamento immediato di 30mila euro e una rata di 2.500 euro al mese per salvare la casa, una somma insostenibile.
La casa va all’asta ed è venduta al prezzo di 147mila euro. I Musso, che potevano contare sull’appoggio economico anche del medico di famiglia, avevano proposto 100mila euro.
Fa notare Fisco: «Una vendita insolita. Generalmente gli immobili sono venduti alla quarta asta. Invece è stata acquistata alla seconda ad un prezzo elevato, e non ci è dato sapere da chi».
Ecco dunque l’appello dei Musso al nuovo acquirente: «Si faccia vivo e ci conceda di vivere qui, ad un affitto equo, almeno fino a quando non avremo trovato un’altra casa idonea. Per il bene di nostro figlio, la cui salute potrebbe regredire col trasferimento, come ci hanno detto i medici».
Anche l’associazione è pronta a sostenere la famiglia e ad aiutarla a trovare un accomodamento.