LONATE POZZOLO «Veramente non riesco a capire da dove arrivino le notizie che ho letto sui giornali. Di questioni riguardanti soldi, a me, gli inquirenti non hanno chiesto nulla. Veramente non riesco a capire». Leggendo “La Repubblica” di giovedì 8 marzo Giovanni Rossetti, imprenditore di Lonate Pozzolo, deve essere saltato sulla sedia. Tutto avrebbe pensato, nella vita, tranne che di essere coinvolto nello scandalo sulle presunte tangenti intascate dal presidente del Consiglio Regionale Davide Boni.
A pagina tre si legge: “per la realizzazione a Lonate Pozzolo di un impianto per lo smaltimento dell’amianto, un pool di imprenditori stanzia 200 mila euro, «da destinare a tangenti per ottenere l’autorizzazione dei politici competenti»”. Il virgolettato è attribuito all’architetto Michele Ugliola, l’uomo che con la sua testimonianza starebbe sollevando il velo su un giro di mazzette che interessa i piani alti del Pirellone. “L’attentissimo Ugliola non vuole farsi scappare l’ennesima occasione – scrive ancora Repubblica -,
e ne parla «con Boni, Ghezzi e Buscemi (ex assessore alle risorse idriche con delega ai rifiuti). Boni e Ghezzi ritengono l’importo offerto congruo e ne accettano la promessa, mentre Buscemi in questa occasione non ne volle»”. Fin troppo facile, per chi vive nella zona di Malpensa, capire a quale impianto ci si riferisca. Si tratta di quello per l’inertizzazione dell’amianto che, da circa 2 anni, la società Krysalide, capitanata da Ivano Zanatto e Giovanni Rossetti, cerca di realizzare a Lonate.
Alla base del progetto c’è un brevetto innovativo, ammirato in numerosi convegni. La nuova struttura, però, è stata fortemente osteggiata dalla comunità locale. Giovedì Giovanni Rossetti è stato sentito dai pm che stanno conducendo l’inchiesta sulle tangenti a Davide Boni. «Io non sono indagato – spiega Rossetti -. Gli inquirenti mi hanno chiamato perché nel 2009, per un breve periodo, ho collaborato con Michele Ugliola. Era un architetto rinomato e al tempo avevamo stretto un rapporto di collaborazione. Nei primi mesi del 2010, però, il contratto è stato risolto per inadempienze contrattuali. Non eravamo soddisfatti del lavoro che faceva».
Rossetti è decisamente sorpreso di quanto letto su Repubblica. «Si dice che c’erano dei soldi messi a disposizione. Ma cosa vuol dire? E’ una cosa senza senso. A noi, da parte degli inquirenti, non è stato imputato nulla. Di quei soldi non ci è stato chiesto proprio nulla». Secondo Rossetti, se ci fosse bisogno di ulteriori prove, basterebbe vedere che fine ha fatto il suo progetto. «E’ lì fermo da un anno, bloccato. Dall’ultima conferenza dei servizi sono passati mesi, e nessuno ci ha più detto nulla. Ormai ci eravamo messi il cuore in pace». Ieri “Il Giornale” scriveva che quei soldi sarebbero stati stanziati proprio “per sbloccare il progetto, osteggiato dagli abitanti della zona e fermo in Regione”. «Io resto ai dati di fatto – conclude Rossetti -. La Regione ha approvato due discariche per l’amianto, mentre il nostro progetto è stato dimenticato. Si vede che la Regione, che parlava tanto di riciclaggio, aveva maggiori interessi nel settore delle discariche».
Tiziano Scolari
e.marletta
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