VARESE Il dibattimento è chiuso. Ora ci sarà spazio solo per le requisitorie del pubblico ministero, della difesa e delle parti civili. Il processo sulla morte di Giuseppe Uva vive le sue ultime battute: il verdetto verrà emesso il prossimo 23 aprile.
Ieri è stata esclusa l’ipotesi di un’ulteriore accertamento sul cadavere. I periti nominati dal tribunale avevano addirittura ventilato la possibilità di un un’autopsia virtuale da compiere in Svizzera, dove esistono i massimi esperti europei in materia.
Ciò per chiarire anche gli ultimi dubbi sollevati da Giuseppe Guglielmi, consulente nominato dai familiari di Uva. Questi aveva notato una duplice frattura delle ossa nasali, raccolte gassose nei tessuti molli peri-rettali e un ematoma al gluteo destro.
Ma secondo i periti del tribunale, se anche Guglielmi avesse ragione, non per questo cambierebbero le conclusioni sulla causa della morte di Uva: un collasso causato dalla malformazione al cuore scatenato da un intenso stress (quando arrivò in ospedale gli furono contati cento battiti al minuto). Stress a sua volta provocato dallo stato di intossicazione acuta (che però avrebbe avuto un ruolo minore), dalle misure di contenzione (Uva, in stato di grande agitazione, rimase legato al lettino del pronto soccorso per circa mezz’ora) e dai traumi che potrebbe essersi inflitto da solo o che potrebbe aver subito da altri.
La superperizia in Svizzera, a ogni modo, non si farà. Dal dibattimento in tribunale è emerso, fra l’altro, che il presunto ematoma al gluteo potrebbe aver avuto origine da una banale iniezione. Mentre le “raccolte gassose” nei pressi dell’ano potrebbero essere derivate dal normale processo di putrefazione del corpo. E le fratture al naso? Il cranio di Uva venne radiografato poco dopo essere giunto in ospedale perché aveva il volto tumefatto: secondo i carabinieri, avrebbe ripetutamente picchiato la testa contro il muro nelle concitate fasi del fermo. Nel referto del pronto soccorso, tuttavia, non c’è alcun riferimento all’emorragia che una doppia frattura al naso senz’altro avrebbe provocato.
Quanto al sangue sui pantaloni, effetto della rottura delle emorroidi di cui soffriva Uva, i periti hanno ammesso che poteva risalire anche a 36 ore prima il decesso.
Su un fatto gli esperti del tribunale sono certi. Carlo Fraticelli, il medico imputato di omicidio colposo, è innocente. Le terapie farmacologiche adottate dallo psichiatra non avrebbero in alcun modo potuto causare (o concausare) il decesso. E lo stesso, per estensione, vale per gli altri medici indagati Enrica Finazzi e Matteo Catenazzi.
e.romano
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