Casorate Sempione – «La cosa che spiaceva di più era vedere gente che buttava via lo stipendio o la pensione. Che non se ne voleva andare all’orario di chiusura e che al mattino era qui appena si alzava la saracinesca. Quando non arrivavano i familiari preoccupati, a chiedere di non farli giocare più».
Il racconto di Lucia Vitali, che lavora alla Birreria con cucina di Massimiliano Bolzoni in via Milano, è simile a quello che si ascolta anche in via Torino, al Crazy Pub. Dove Luca Boschini e Marzia Signorato, sulla parete che fino a poco tempo fa ospitava le macchinette di gioco, stanno per mettere un espositore in legno dedicato ai prodotti “made in Italy”: vino, olio, birre,…
Sono due esercizi di Casorate Sempione che hanno deciso di togliere le “macchinette”. Di gioco legale, va sottolineato, seppur d’azzardo, nel senso che ha le caratteristiche della messa in palio di denaro o oggetti di valore, posta irreversibile, e il cui esito dipende dal caso. Ma che è lecito, svolto in forme e modi autorizzati dallo Stato.
«Per quanto ci riguarda – spiegano Luca e Marzia – è stato anche capire che cosa volevamo nel nostro locale, frequentato spesso da famiglie con bambini. Il problema delle macchinette da noi arrivava dopo una certa ora: creavano nervosismo, soprattutto quando chi giocava perdeva. Insomma, le macchinette e le cene di famiglia non vanno a braccetto».
E poi c’è l’aspetto sociale, ribadito anche alla Birreria. Il dispiacere di vedere “casi estremi”.
Scelte spontanee, quelle dei due esercizi pubblici, ma che si sposano con la campagna di prevenzione del rischio di dipendenza dal gioco d’azzardo che il Comune di Casorate sta portando avanti, da quando, circa un anno fa, ha deciso di aderire al coordinamento che, con Samarate capofila, coinvolge una ventina di Comuni e l’associazione And – Azzardo e Nuove Dipendenze. E che per Casorate ha già portato alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa per attuare una progettazione congiunta contro i rischi del gioco d’azzardo. Anche se legale.
Non si tratta certo di demonizzare il gioco, che, se affrontato con serenità, può anche essere un divertimento. Il problema è quando questo diventa dipendenza, portando anche a spendere più di quanto si possa.
«Situazioni che rasentano la criticità si sono segnalate anche all’ufficio servizi sociali – spiega l’assessore competente, Tiziano Marson -, per questo abbiamo voluto partecipare a una progettazione».
Domani l’argomento sarà oggetto anche di un incontro con la stampa per illustrare le prossime iniziative di sensibilizzazione. Sarà presente anche la presidente di And, Daniela Capitanucci. Che, da parte sua, in un momento in cui i dati ufficiali a livello nazionale su quanto si sia speso in Italia nel primo semestre 2011 in giochi d’azzardo legali parlano di 35 miliardi di euro, si mostra «colpita dal fatto che a Casorate si sia mossa una parte di società, in questo caso gli esercenti, diversa dalle istituzioni. Ben venga questo esempio che dà il senso della collettività».
Sara Magnoli
p.rossetti
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