Il Presidente di Provincia Marco Magrini condivide la sua posizione in merito alla sicurezza e all’ordine pubblico a Cassano Valcuvia:
“Cassano Valcuvia non può essere lasciata sola a combattere contro gravi episodi di violenza, bisogna intervenire subito”, questo è quello che questa mattina – afferma Magrini – ho comunicato al Prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, sempre attento ed efficace rispetto a dinamiche che riguardano la sicurezza e l’ordine pubblico. Non c’è tempo da perdere e non a caso Sua Eccellenza ha subito fissato un incontro con il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica il 23 giugno prossimo alle 11.30.
Lo ringrazio sentitamente per la sensibilità mostrata.
Ribadisco – dice il presidente della Provincia – , dobbiamo tenere alta l’attenzione sui fatti di Cassano Valcuvia. Questo lo pensavo nel 2018 e lo penso ancora più fermamente oggi, leggendo l’articolo di Prealpina a pagina 11 dove vengo chiamato in causa – “Una comunità esplosiva” – circa la comunità di minori che ha ospitato ed ospita una sessantina di minorenni. È sempre molto antipatico dire “lo avevo o lo avevamo detto” ma, come riferito correttamente dal quotidiano, già nel 2018 da allora sindaco di Cassano nutrivo forti dubbi sul posizionamento in un piccolo e tranquillo paese di una comunità di questo genere. Sia chiaro, le mie prese di posizione avevano a che fare proprio con i dubbi sull’ordine pubblico, ed infatti scrissi al Prefetto di allora circa la volontà delle cooperative di insediare qui la struttura per minori. Portandola poi via da un territorio come quello di Como. Non si trattava certo della mancanza di volontà di collaborare al recupero di ragazzi con problemi o disagi sociali, che fossero italiani o stranieri. Vedere immagini di scontri, come quelle riportate da Prealpina oggi, nel mio paese, fa male. Fa male a tutti noi, al sindaco Serena Barea in testa, proprio per l’impegno profuso ora come allora per poter creare anche momenti di integrazione per stranieri e Cassano Valcuvia è storicamente accogliente.
Giova ricordare nel ragionamento, per allontanare e fugare ogni tipo di chiacchiericcio inutile di chi è in malafede, che gli stessi musulmani hanno una “casa di culto” in paese, struttura pensata per evitare che si riunissero in posti di fortuna e non adeguati. Quindi, su Cassano nessuno ha da insegnare nulla rispetto all’accoglienza, arrivata e gestita sempre bene nel corso degli anni localmente anche senza grandi strutture o cooperative. Siamo tuttavia all’oggi, all’interno di un paese di 650 persone che non può e non deve essere abbandonato.
Non sono intervenuto prima pubblicamente per rispetto del ruolo del nostro sindaco con il quale ci sono colloqui, ma oggi assieme vogliamo dire “basta”! Lo faccio da presidente della Provincia molto informato sui fatti, dal momento che non solo risiedo a Cassano ma ho svolto diversi mandati come sindaco. Lo faccio da semplice cittadino che non si gira dall’altra parte nel vedere simili scene, nel sapere che non sono episodi singoli ma che sono una serie di fatti che hanno già visto intervenire le forze dell’ordine: mi riferiscono anche alle aggressioni agli autisti degli autobus che difendono i propri passeggeri, vicende che sembra appartengano a ben altre latitudini. Oggi da questo Comune parte un segnale allo Stato: non si fa un passo indietro e non in logiche di contrapposizione ma di naturale collaborazione.
Abbiamo tutti una serie di quesiti da porre a chi gestisce questa struttura, questo gruppo di minori, domande che rivolgeremo in maniera ufficiale. Quello che chiedo, che chiediamo a tutti politica compresa, posto che questo gruppo di persone debba rimanere lì a Cassano visto quanto accaduto – ed anche questo è un punto che metterò sul tavolo – è un cambio di passo, di attenzione su una vicenda. Siamo certi di trovare interlocutori preparati, capaci, in grado di detonare una situazione che rischia di degenerare. Cassano Valcuvia non ci sta”.