Catania, spari per vendetta: ancora grave studentessa


Palermo, 2 lug. (Apcom)
– Sarebbe stata l’esasperazione per le continue offese ricevute a spingere, ieri mattina a Catania, Andrea Rizzotti, impiegato comunale di 54 anni, a sparare tre colpi di pistola contro Maurizio Gravino, ferendolo gravemente insieme a Laura Salafia, studentessa universitaria raggiunta al collo da una pallottola vagante. L’uomo si è consegnato spontaneamente alle forze dell’ordine la notte scorsa, arrivando negli uffici della Squadra Mobile etnea accompagnato dal suo legale di fiducia.

Rizzotti, che non ha precedenti penali, ha raccontato di aver agito per “legittima difesa”, sottolineando come quotidianamente Gravino, legato sentimentalmente in passato ad una sua parente, lo prendesse di mira ogni giorno con pesanti insulti. Un atteggiamento che ieri ha scatenato la reazione dell’uomo. Maurizio Gravino intorno alle 11,30 si trovava a bordo del suo scooter in piazza Dante quando è stato raggiunto da cinque colpi di pistola 7,65 esplosi da Rizzotti. Solo tre di questi, però, sono andati a segno; uno di essi ha centrato al collo Laura Salfia, studentessa universitaria che in quel momento stava uscendo dalla Facoltà dove aveva appena sostenuto un esame.

Le condizioni di Gravino e della giovane sono apparse subito gravi e i due sono stati trasportati d’urgenza in due ospedali della città: al Vittorio Emanuele l’uomo; al Cannizzaro la ragazza. Entrambi, sottoposti ad intervento chirurgico, restano attualmente in prognosi riservata. Sebbene non sia in pericolo di vita, le condizioni di Laura Salafia, secondo i sanitari, sono ancora da considerare gravi, ma stabili. Andrea Rizzotti intanto è stato trasferito nel carcere catanese di Piazza Lanza.

Definitivamente abbandonata, dunque, la pista che dal momento che Gravino, L’arresto di Rizzotti accantona definitivamente la pista mafiosa come origine della sparatoria. In un primo momento, infatti, gli investigatori si erano concentrati sulle frequentazioni di Maurizio Gravino, cognato del boss Nino Testa, e legato ad ambienti mafiosi etnei. “Non esiste alcuna attinenza con la mafia – ha spiegato il questore di Catania Domenico Pinzello – la tragedia ha soltanto un movente privato”. Pinzello, che non ha nascosto la sua apprensione nei confronti dello stato di salute della giovane, ha quindi sottolineato l’importanza determinante assunta dal racconto di un altro studente universitario che ha fornito una descrizione dettagliata del sicario.

Xpa/Cro

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