Facevano razzia di pesci in corsi d’acqua anche protetti, utilizzando elettrostorditori, reti ed arpioni, poi li lavoravano e li esportavano illegalmente all’estero, con quantitativi che si avvicinano alla tonnellata di pesce da gennaio ad oggi. Una vera e propria organizzazione di bracconieri che questa mattina all’alba è stata stroncata da una vasta operazione, denominata “Controcorrente“, dei Carabinieri Forestali di Torino e Novara che hanno eseguito perquisizioni e sequestri nelle province di Novara, Varese, Milano e Ravenna. Sei cittadini romeni e 2 italiani sono indagati in concorso per reati connessi al bracconaggio ittico, all’immissione in commercio di alimenti non genuini, al falso documentale ed all’uccisione di animali.
Indagine sulla pesca di frodo in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna
L’indagine, condotta dal nucleo Cites di Torino, sotto la direzione della Procura della repubblica di Novara, è nata a seguito di segnalazioni da parte di pescatori che hanno riferito episodi di pesca di frodo sui principali corsi d’acqua del Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. I carabinieri forestali con indagini sia di tipo tradizionale quali pedinamenti e appostamenti sia con strumentazione tecnologica all’avanguardia sono riusciti a documentare numerosi episodi di bracconaggio ittico, che avvenivano sempre nelle ore notturne ed in località difficilmente raggiungibili, alcune delle quali in aree particolarmente protette dal punto di vista ambientale. Il veniva trasferito in una cascina del novarese, nel comune di Borgo Ticino, dove veniva lavorato e venduto a ditte specializzate dell’est Europa.
Carpe e siluri esportati illegalmente in Romania: volume d’affari di oltre 200mila euro l’anno
I pesci, prevalentemente carpe e siluri, finivano poi nel mercato della Romania dove queste specie sono particolarmente apprezzate. Il volume d’affari dell’attività illecita è stato stimato in oltre 200.000 euro all’anno. Il pesce viaggiava con documentazione riportante dati falsi con riferimento sia alle autorizzazioni sia alla provenienza del pescato. Nel corso delle perquisizioni, che hanno visto impiegati oltre 40 militari sui diversi obiettivi, sono stati rinvenuti e sequestrati gommoni, reti, batterie di elevato voltaggio con elettrostorditori, arpioni e i veicoli utilizzati per le Battute di pesca.
Ricca e abbondante anche la documentazione sulla attività illecita. La pesca con corrente elettrica oltre che vietata, è altamente dannosa per l’ambiente in quanto causa la distruzione dell’ecosistema che in questo periodo è già in sofferenza per la pesante siccità. Gli accertamenti proseguiranno al fine di individuare eventuali ulteriori soggetti e ditte italiane ed estere coinvolte.