VARESE Comitati contro cavatori, enti locali contro Regione. Nell’occhio del ciclone la cava Nidoli di Cantello, su cui sono state redatte due relazioni tecniche diverse e contrastanti. La prima arriva da Aspem, la seconda da Arpa Lombardia.
La proprietà della cava vorrebbe tornare a scavare e ne ha richiesto l’autorizzazione con regolare procedura, ma viene ostacolata da comitati, ambientalisti, Comuni e Provincia, per il potenziale rischio sia di deturpamento ambientale, con la cavazione di 1.250.000 metri cubi di sabbia, sia di inquinamento delle falde acquifere della Bevera, che servono tra l’altro i due terzi dell’acqua potabile di Varese.
Il fatto è che il parere tecnico che dovrebbe fugare ogni discrezionalità nel giudicare la faccenda non è univoco. Aspem, società varesina che gestisce l’acquedotto, ha confermato che l’intervento di Italinerti metterebbe a rischio ambiente e falda. Per contro, Arpa Lombardia, cui la proprietà e l’assessore regionale varesino <+G_NERO>Raffaele Cattaneo<+G_TONDO> hanno chiesto di esprimersi data la valutazione negativa di Aspem, ha smentito qualunque rischio. Parti e controparti in causa stanno citando o l’una o l’altra relazione a supporto della loro tesi, che pertanto risultano entrambe motivate, senza arrivare al dunque.
Ecco quindi cosa dicono le carte. «In sintesi, si determinerà una situazione di rischio per la falda in un contesto ad elevato interesse acquedottistico, come attestato dalla vicinanza di più campi pozzi di interesse strategico per l’approvvigionamento di pubblici acquedotti», si legge nel documento di Aspem datato 22 febbraio 2010 a firma del geologo <+G_NERO>Gianfranco Uggeri<+G_TONDO>; «tale importanza – prosegue – va sottolineata in relazione anche alle periodiche crisi idriche che colpiscono il varesotto». Si segnala in particolare la vicinanza alla cava del pozzo 13 in Val Sorda, «per il quale è opportuno uno specifico approfondimento sui potenziali effetti qualitativi e quantitativi». Infine, «le valutazioni sopra espresse motivano la richiesta di ulteriori approfondimenti prima dell’approvazione definitiva del progetto in relazione all’effetto irreversibile causato dall’attività proposta».
L’Arpa dice qualcosa di diverso: «Si ritiene che la redazione dello studio sia nel suo complesso ben strutturata e i risultati ai quali giunge siano condivisibili». E’ quanto riporta nelle conclusioni la «richiesta di parere» sullo studio di impatto ambientale fatto fare dai proprietari per la cava Nidoli. E’ datata 8 novembre 2011 ed è stata inviata alla direzione generale Ambiente energia e reti della Regione. Tra le premesse significative all’inizio del documento, «l’impossibilità di verificare i dati e le misure di analisi»: l’Arpa non ha fatto un nuovo studio, ma ha valutato se lo studio di impatto ambientale è stato fatto a dovere e se le conclusioni cui giunge sono condivisibili. Inoltre, «si esclude qualunque valutazione relativa ad altri aspetti ambientali di tipo paesaggistico, ecologico, vegetazionale, di viabilità e sul rumore».
Il punto più interessante del documento è che il pozzo 13, quello maggiormente a rischio secondo Aspem, si trova a monte dell’area di cavazione, mentre l’acqua della falda scorre da Nord a Sud: comunque sia, non risentirebbe dell’intervento.
e.marletta
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